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Lo scontro a porte chiuse tra Pell, Parolin e i cardinali curiali

          A  prendere  in  mano  la  riunione  del  Consiglio  dei  quindici  non  è  Parolin  ma  Pell,
          l’ambizioso mastino di Sydney, sbarcato in silenzio nella Santa sede nella primavera
          del  2013  con  l’intenzione  di  giocare  un  ruolo  importante  nella  partita  di  Francesco.

          Uomo di grande personalità e di comando, non si fida di nessuno e tende ad accentrare
          su di sé ogni decisione e responsabilità. Oggi è lui il protagonista dell’incontro e da
          quel momento, almeno sulla carta, è lui il nuovo capo delle finanze vaticane, per volere

          del successore di Pietro.
            Nessuno  poteva  scommettere  sulla  fulgida  carriera  di  questo  sacerdote,  addirittura
          sopravvissuto nel suo paese, come vedremo, alle accuse di aver «coperto» alcuni preti
          pedofili.  Questo,  almeno,  fino  all’aprile  del  2013,  quando  Francesco,  indifferente  a
          qualunque  richiamo,  lo  indicò  tra  gli  otto  cardinali  che  dovevano  consigliarlo

          sull’indirizzo della Chiesa universale e sulla riforma della curia romana. Giorno dopo
          giorno, Pell prepara il cambiamento con l’obiettivo di assumere il comando della curia.
          Altro  che deminutio: è chiaro a tutti anche in Vaticano che comanda davvero solo chi

          «tiene i cordoni della borsa». Insomma, Pell è cresciuto e ha centrato il suo obiettivo.
            Torniamo  ancora  alla  dirompente  riunione  del  Consiglio.  Il  prefetto  della  neonata
          Segreteria per l’economia, fresco di nomina, adesso deve affrontare gli ecclesiastici
          più preoccupati e diffidenti rispetto ai cambiamenti appena annunciati. Il confronto tra
          il  cardinale  australiano,  la  vecchia  guardia  –  il  capo  della  Prefettura  Versaldi,  il

          presidente del Governatorato Bertello –, e il nuovo segretario Parolin è molto teso. I
          porporati  puntano  ad  approvare  i  bilanci  in  modo  da  far  archiviare  il  passato,  Pell
          invece resiste. Non solo. Seppur in punta di fioretto, con quel tono lieve tipico di un

          certo  stile  curiale,  il  ranger,  come  lo  indicherà  spesso  Bergoglio  apprezzandone  «la
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          tenacia»,  corregge e bacchetta anche Parolin:
            Versaldi: Bisogna stare attenti a fare i passi, anche formalmente necessari, per non produrre non tanto una vacatio
            ma un vuoto di legge. […] Ognuno di noi deve sapere se ha ancora l’autorevolezza, l’autonomia… Per esempio, la
            Prefettura mantiene la sua autonomia nella revisione dei conti? E nel frattempo, dico…, noi continuiamo?
            Parolin:  Bisognerà  vedere  cosa  dice  il  chirografo  al  riguardo,  non  lo  conosciamo.  Quindi  è  impossibile  dare  una
            risposta a questa domanda, ma mi pare logico che, finché il nuovo organismo non si avvierà, non prenderà le sue
            funzioni, le cose continuino come ora. Questo lo deduco secondo i principi della logica...
            Pell: Il chirografo dirà che il mondo è cambiato. Ovviamente dobbiamo andare avanti con dialogo, lentamente, ci
            sono tante discussioni che devono andare avanti, nessuno vuol fare tutto questo come una rivoluzione ma sarebbe
            uno sbaglio credere di poter andare avanti esattamente come prima: il mondo è cambiato. La vita della Santa sede
            deve andare avanti, ovviamente cerchiamo la collaborazione. Senza questa collaborazione è impossibile arrivare al
            bene della Chiesa. E tutti noi vogliamo questo, il bene della Chiesa.
            Parolin: C’era il cardinale Cipriani (arcivescovo di Lima, Perù, e membro dell’Opus Dei, nda) che voleva…
            Voce in sottofondo: Comunque ti chiedo una cosa… Liberami di Calcagno, io torno volentieri a fare il professore,
            basta non (sembrerebbe: uccidere, nda) anche me però…
            Cipriani: L’unico dubbio è se dobbiamo soltanto per non impedire questo budget… se c’è qualche modo che pensa il
            cardinale Pell per approvare (provvisoriamente, nda) due o tre mesi o qualcosa del genere perché adesso non c’è
            approvato niente. Dobbiamo andare avanti oggi, altrimenti domani (in Santa sede, nda), come fanno, non so…
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