Page 136 - Via Crucis
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finanza  ed  è  amico  degli  Usa  si  chiama  Paul  Marcinkus.  [...]  Sindona  nasce  a  Patti,  nella  poverissima  provincia
          messinese, nel 1920; dopo aver studiato in un istituto di Gesuiti, nel 1942 conquista la laurea in legge, mentre le truppe
          anglo-americane occupano la Sicilia. Si allinea subito con il boss Baldassarre Tinebra. Da lui riceve partite di agrumi e
          di grano che vende al governo militare alleato. All’Ufficio imposte di Messina prende confidenza con il sistema fiscale
          per trasferirsi a Milano e aprire, nel 1947, uno studio di consulenza fiscale nel centro della città. Sindona mostra a tutti
          le lettere di accredito dell’arcivescovo di Messina, che gli permettono di costruire una rete sempre più fitta di rapporti
          sotto la Madonnina. L’abilità di Sindona si chiama elusione fiscale e doppia fatturazione. A lui ricorrono imprenditori e
          professionisti  per  sfuggire  al  fisco.  E  Sindona  li  accontenta  riparando  all’estero.  Già  nel  1950  fonda  la  sua  prima
          “scatola vuota” in Liechtenstein: la Fasco ag. Ma la clientela comprende anche famiglie mafiose come gli Inzerillo e i
          Gambino di  New York che rimangono colpite dalla spregiudicatezza e dal silenzio che questo siciliano assicura per
          carattere. A lui affidano i narcodollari. Sindona cresce ancora. Acquista la Banca Privata Finanziaria già Moizzi & C.
          di Milano grazie all’intercessione del segretario dello Ior Massimo Spada, e nel 1959 centra un affare decisivo per la
          sua  carriera.  Trova  il  terreno  e  i  due  milioni  e  400mila  dollari  necessari  all’allora  arcivescovo  di  Milano,  Giovanni
          Battista Montini, per aprire la Madonnina, casa di riposo per anziani. Sindona è promosso consulente finanziario della
          curia.  [...]  I  due  diventano  intimi.  Si  crea  la  ragnatela.  Sindona  avvicina  lunghe  tonache  come  monsignor  Macchi,
          braccio destro del pontefice già dai tempi di Milano, ma anche blasonati manager come il principe Massimo Spada, e
          dirigenti dello Ior come Luigi Mennini e Pellegrino de Strobel. […] Gli anni Sessanta segnano per Sindona la crescita
          smisurata  e  l’apice  degli  affari  tra  Usa,  Vaticano  e  Italia.  Consulente  del  boss  italo-americano  Joe  Adonis,  della
          famiglia di don Vito Genovese, il banchiere siciliano individua i canali per il riciclaggio della mafia, compra la banca
          svizzera  Finabank, già del  Vaticano, conquista la stampa americana grazie ai successi finanziari, entra in affari con
          David M. Kennedy, presidente della Continental Illinois Bank, che sarà ministro del Tesoro del governo Nixon. E si
          affilia alla loggia massonica più potente di quel periodo, la Propaganda Due di Licio Gelli» (Gianluigi Nuzzi, Vaticano
          Spa, Chiarelettere, Milano 2009, pp. 13, 14, 28, 29).
          93  Maria Antonietta Calabrò, «Corriere della Sera», 11 luglio 2014.
          94  Diario Vaticano / La nuova curia prende forma così, 22 ottobre 2013, www.chiesa.espressonline.it.
          95  Antonio  Spadaro, Francesco, «La Civiltà Cattolica», 19 settembre 2013. Nell’intervista si sottolinea anche che «i
          ministri  della  Chiesa  devono  essere  misericordiosi,  farsi  carico  delle  persone,  accompagnandole  come  il  buon
          samaritano che lava, pulisce, solleva il suo prossimo. Questo è Vangelo puro».
          96  Eugenio Scalfari, «la Repubblica», 1° ottobre 2013.
          97   Parolin  assume in  absentia  il  nuovo  incarico,  essendo  ricoverato  presso  il  reparto  di  chirurgia  epatobiliare
          dell’ospedale di Padova e prenderà possesso dell’ufficio solo il successivo 18 novembre, nel frattempo le sue funzioni
          saranno tenute dai capiufficio.
          98  Bertone in più occasioni, come a Siracusa al santuario della Madonna delle Lacrime l’indomani dell’annuncio della
          sostituzione con Parolin, aveva reagito alle molte «accuse» che gli erano cadute addosso: «Naturalmente ci sono stati
          tanti  problemi,  specialmente  negli  ultimi  due  anni,  mi  hanno  rovesciato  addosso  accuse...  Un  intreccio  di  corvi  e  di
          vipere... Però questo non dovrebbe offuscare quello che ritengo sia un bilancio positivo». «Ho avuto i miei difetti», dice,
          ma «ho dato sempre tutto» e non si può affermare che «non abbia cercato di servire la Chiesa». «Da una parte sembra
          che il segretario di Stato decida e controlli tutto, ma non è così» ha spiegato il cardinale Bertone. «Ci sono state delle
          vicende  che  ci  sono  sfuggite  anche  perché  quei  problemi  erano  come  “sigillati”  all’interno  della  gestione  di  certe
          persone che non si ponevano in collegamento con la segreteria di Stato» (Ansa, 1° settembre 2013).
          99   Su  una  posizione  analoga  anche  il  consigliere  Enrique  Llano:  «Sono  fortemente  a  favore  dell’istituzione  di  un
          ministero  delle  Finanze  (PEA)  –  afferma  –  e  dell’idea  che  debba  fare  capo  all’autorità  suprema  ovvero,  se
          prevarranno le funzioni di primo ministro, alla segreteria di Stato, se prevarranno quelle di ministero degli Affari esteri,
          al santo padre. Il ministro delle Finanze dovrà avere la responsabilità ultima del controllo finanziario della Santa sede e
          del Governatorato».
          100  E interviene anche Francesca Chaouqui: «Sono due le questioni da affrontare» sottolinea: «1. come riformare la
          gestione finanziaria per aiutare subito il santo padre; 2. in passato la Roma di Bernini, Michelangelo ecc. era il fulcro
          culturale del mondo e la Chiesa la matrice di civiltà: come possiamo procurarci i mezzi per diventare una sorgente di
          talenti  tale  per  cui  la  Chiesa  possa  diffondere  la  parola  di  Dio  e  al  tempo  stesso  un  sistema  finanziario  pulito?
          Immaginiamo di creare un sistema finanziario che sia esemplare».
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