Page 131 - Via Crucis
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potere.  Passare  dalle  parole  ai  fatti,  però,  non  è  per  nulla  scontato.  Nei  corridoi

          vaticani le interviste diventano l’argomento principale di discussione tra i porporati.
          Quasi nessuno si aspettava parole tanto decise. È la prima volta che un papa mostra un
          piglio così fermo, segno evidente che la sua rivoluzione vuole essere ben altro che un

          sogno a occhi aperti. La curia stavolta deve cambiare sul serio. Francesco si mostra
          autorevole ma senza essere autoritario. Un decisionismo mimetizzato da modi sempre
          gentili, per evitare tensioni.
            Il comportamento di Bergoglio, l’irritualità che sempre più spesso contraddistingue le
          sue  uscite  pubbliche,  fa  crescere  nei  suoi  più  stretti  collaboratori  la  voglia  di

          partecipare  al  cambiamento  con  tutte  le  energie  possibili.  In  particolare,  chi  ha
          sostenuto la trasparenza, rimanendo per anni inascoltato, ora è disposto a mettersi in
          gioco.  Tra  questi  c’è  perfino  monsignor  Viganò  che,  dalla  nunziatura  a  Washington,

          riapre un canale di dialogo sempre più fitto con monsignori e sacerdoti alla segreteria
          di Stato e anche con diversi laici che ricoprono importanti ruoli presso gli enti vaticani.
            E c’è Nigel Baker, ambasciatore della Gran Bretagna presso la Santa sede, che il 3
          ottobre  2013  invia  a  Peter  Bryan  Wells,  assessore  per  gli  affari  generali  della
          segreteria di Stato, una missiva «personale e confidenziale». Baker allega alla lettera

          u n memorandum  riservato  di  cinque  pagine,  firmato  da  Thomas  Stonor,  VII  barone
          Camoys, uomo politico inglese, discendente di Carlo II d’Inghilterra, per trentacinque
          anni  affermato  banchiere  nei  consigli  d’amministrazione  dei  più  importanti  istituti  di

          credito europei, tra cui Barclays e Amex Ltd. Stonor chiede di far avere alle più alte
          cariche  della  Santa  sede  un  documento  a  suo  giudizio  decisivo,  nel  quale  viene
          articolata una sorta di riforma puntuale e dettagliata delle economie vaticane.
            Il fatto sorprendente è che la proposta porta addirittura la data del 22 giugno 2004.
          Ben  nove  anni  prima  il  banchiere  l’aveva  sottoposta  ai  cardinali  Nicora  e  Bertone,

          rimanendo  di  fatto  inascoltato.  Stonor,  oltre  che  molto  esperto  in  temi  finanziari,  è
          anche legato alla  Chiesa da un rapporto di collaborazione, essendo stato consigliere
          dell’Apsa. In virtù di questo suo ruolo, dopo essersi consultato con il cardinale Cormac

          Murphy-O’Connor, aveva inviato il memorandum ai pezzi da novanta della Santa sede,
          un’analisi  i  cui  contenuti  sono  ancora  attuali,  ed  è  per  questo  che  il  barone  inglese
          adesso torna all’attacco attraverso la mediazione dell’ambasciatore britannico:

            La struttura storica, per quanto riguarda la gestione finanziaria delle risorse della Santa sede, non solo è inappropriata
            per il ventunesimo secolo ma è anche pericolosa per le risorse stesse della Santa sede nonché potenzialmente per la
            sua  reputazione.  […]  È  pericolosa  a  causa  dei  rischi  dovuti  al  coinvolgimento  nel  riciclaggio  di  denaro  sporco
            (attraverso lo Ior) o semplicemente alla cattiva gestione delle attività finanziarie e/o dei budget annuali. A seguito del
            caso Calvi qualunque evento legato ai punti discussi in precedenza danneggerebbe con ogni probabilità la reputazione
            della  Santa  sede.  Durante  gli  sporadici  incontri  dei  consiglieri  dell’Apsa,  ho  menzionato  alcune  di  queste
            preoccupazioni, tuttavia invano: forse non mi sono spiegato sufficientemente bene. […] In Apsa noto una mancanza
            di forza decisionale, che è comprensibile come conseguenza del caso Calvi. […] Mi chiedo molto seriamente se la
            Santa sede abbia realmente bisogno di un’entità come lo Ior. Tutti i suoi servizi potrebbero essere forniti da altre
            banche, con maggiore sicurezza […], in particolare si fa riferimento al rischio molto serio di venire coinvolti in episodi
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