Page 130 - Via Crucis
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La rumorosa uscita di Bertone
Giorno dopo giorno, nell’autunno del 2013, la portata della riforma diventa a tutti più
nitida e chiara. Francesco e i suoi uomini cercano di passare dall’analisi all’azione.
Messe a fuoco le situazioni più compromesse, quelle che abbiamo finora affrontato, si
punta sui responsabili e vengono rimossi rapidamente decine di laici, vescovi e
cardinali fuori linea. Il papa non agisce di nascosto, tutt’altro. Pubblicizza gli indirizzi
del suo pontificato, cercando di coinvolgere tutti, dentro e fuori le mura. Per rendere
più trasparenti le attività dei vari dicasteri così come le competenze e le responsabilità
attribuite alle nuove strutture, che di fatto commissariano il cuore del potere vaticano,
le nuove regole vengono divulgate con massima determinazione e senza alcun
imbarazzo.
Francesco cerca di essere inclusivo, raccogliendo nei nuovi snodi di comando le
anime di tutta la curia (dai Focolarini all’Opus Dei, dagli ex bertoniani ai diplomatici,
fino agli esponenti degli episcopati delle due Americhe), ma non sempre ci riesce. Se
incontra l’entusiasmo dei pellegrini, dei cattolici di base, delle parrocchie, in Vaticano
la musica è ben diversa. Le sue mosse sortiscono spesso l’effetto opposto. Il fronte
degli scontenti arruola ogni giorno nuovi religiosi frustrati o interessati a rallentare un
cambiamento che fa troppa paura.
Un fronte che si fa sempre più numeroso e allarmato, quando, a fine settembre del
2013, in appena dieci giorni, Francesco rilascia due lunghe interviste che in curia
tolgono il fiato. La prima è concessa al padre gesuita Antonio Spadaro, apprezzato
direttore della prestigiosa rivista «La Civiltà Cattolica»:
I dicasteri romani sono al servizio del papa e dei vescovi: devono aiutare sia le chiese particolari sia le conferenze
episcopali. Sono «meccanismi di aiuto». […] I dicasteri romani sono mediatori, non intermediari o gestori. Come
stiamo trattando il popolo di Dio? Sogno una chiesa madre e pastora. […]. Dio è più grande del peccato. Le riforme
organizzative e strutturali sono secondarie, cioè vengono dopo. La prima riforma deve essere quella
dell’atteggiamento. I ministri del Vangelo devono essere persone capaci di riscaldare il cuore delle persone, di
camminare nella notte con loro, di saper dialogare e anche di scendere nella loro notte, nel loro buio, senza perdersi.
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Il popolo di Dio vuole pastori e non funzionari o chierici di Stato.
Passa solo qualche giorno e il vescovo di Roma torna sull’argomento. Questa volta
sceglie un intellettuale ateo italiano, Eugenio Scalfari, fondatore del quotidiano «la
Repubblica». Ed è ancora più chiaro:
I capi della Chiesa spesso sono stati narcisi, lusingati e malamente eccitati dai loro cortigiani. La corte è la lebbra del
papato. In curia ci sono talvolta dei cortigiani ma nel suo complesso è un’altra cosa. […] La curia è Vaticano-
centrica. Vede e cura interessi del Vaticano che sono ancora, in gran parte, interessi temporali. Questa visione
Vaticano-centrica trascura il mondo che ci circonda. Non condivido questa visione e farò di tutto per cambiarla. […]
Ho deciso come prima cosa di nominare un gruppo di otto cardinali che siano il mio consiglio. Non cortigiani ma
persone sagge e animate dai miei stessi sentimenti. Questo è l’inizio di una Chiesa con un’organizzazione non soltanto
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verticistica ma anche orizzontale.
Un’analisi dura e diretta contro tutti coloro che per decenni hanno abusato del proprio