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Meno potere ai cardinali in curia, più spazio ai laici

          Nei  sacri  palazzi  i  nemici  di  Francesco  sono  sempre  più  preoccupati  per  la
          caratterizzazione  fortemente  politica  che  stanno  assumendo  le  due  commissioni
          pontificie. Cosea e la commissione sullo Ior stanno infatti lavorando su due fronti. Il

          primo è noto: analizzano i conti della banca del papa e degli altri enti della Santa sede
          facendo emergere, come abbiamo raccontato, inerzie, incompetenze e abusi.
            Ma c’è un altro fronte ancor più riservato. I commissari di Cosea hanno ricevuto una

          nuova e specifica sollecitazione dagli otto cardinali del C8: non cercate solo i problemi
          e  le  criticità,  proponete  soluzioni  chiare,  dateci  consigli  su  come  rivoluzionare
          l’amministrazione e tutta l’organizzazione dello Stato. È indispensabile ridefinire una
          volta per tutte i rapporti interni di potere.
            Per  il  dicembre  del  2013  è  fissato  un  incontro  tra  gli  alti  porporati  del  C8  che  si

          svolgerà  a  Roma.  In  vista  di  questo  appuntamento,  i  membri  di  Cosea  elaborano  e
          propongono una vera strategia per cambiare la Chiesa dalle fondamenta. Innanzitutto va
          reimpostato  l’equilibrio  tra  il  potere  temporale  e  quello  religioso.  I  laici  dovranno

          assumere  maggiore  importanza  in  campo  economico  e  amministrativo:  una
          sollecitazione  rivoluzionaria  per  una  monarchia  assoluta  il  cui  re  è  un  religioso.  Un
          evento epocale.
            Le  lobby  e  le  cordate  di  potere  che  comandano  da  sempre  in  Vaticano,  però,  non
          possono accettare questo nuovo indirizzo: se il progetto andasse in porto – sostengono i

          tanti «cortigiani», per usare l’espressione di Francesco – sarà la fine. È proprio questa
          la  reazione  di  parecchi  alti  prelati  ai rumors  che  arrivano  dall’ultima  riunione
          riservatissima dei commissari di Cosea. E non potrebbe essere altrimenti.

            Siamo nell’ottobre del 2013, le quattro pagine di bozza del report di quell’incontro,
          che  abbiamo  avuto  modo  di  esaminare,  meritano  una  lettura  quasi  integrale.  Si  ha
          l’impressione di essere ormai a un punto di non ritorno. Lo strappo è fatto, le tensioni
          sono destinate a crescere. Basta non perdere la fede e la determinazione, i fedelissimi
          di Francesco non hanno nessuna intenzione di mollare. Come testimonia il verbale, il

          primo  a  prendere  la  parola  è  il  consigliere  George  Yeo,  l’unico  membro  della
          commissione con alle spalle un passato da uomo politico, essendo stato ministro degli
          Esteri di Singapore. Yeo ipotizza la separazione netta tra il potere economico e quello

          politico-religioso:

            Le decisioni della Santa sede dovrebbero essere indipendenti dalla composizione dei collegi cardinalizi. È difficile che
            la funzione della Santa sede coincida con quelle del ministro degli Affari esteri e del primo ministro messe insieme.
            Abbiamo bisogno di un ministero delle Finanze che abbia pieni poteri e gestisca un bilancio. La Prefettura per gli
            affari economici potrebbe essere trasformata in ministero degli Affari esteri, cosicché tutte le altre congregazioni
            sarebbero tenute a contribuire al bilancio e a rispettarne esigenze e previsioni. Il ministero delle Finanze dovrebbe
            avere responsabilità di bilancio. La Chiesa è missionaria e perciò transfrontaliera, e il ministero delle Finanze deve
            vigilare  sulle  sue  finanze.  Con  l’istituzione  del  ministero  delle  Finanze,  il  ruolo  e  la  funzione  dell’Apsa
            (l’Amministrazione del patrimonio della sede apostolica) andrebbero ridefiniti.
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