Page 138 - Via Crucis
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qualche brusio, i revisori non sono dello stesso avviso. Le carte che hanno appena visto

          parlano  chiaro:  nei  bilanci  sembra  essere  tutto  come  prima,  non  c’è  traccia  della
          discontinuità invocata da  Francesco.  Il cardinale sembra percepirlo perfettamente.  Si
          ferma,  prende  fiato,  con  sapienza  oratoriale  lascia  trascorrere  qualche  secondo  per

          imprimere maggiore autorevolezza alle parole che sta per scandire:

            È opportuno mettere l’accento anche sull’aspetto umano e cristiano della riforma. Tutti i limiti andrebbero sempre
            messi in evidenza in uno stile di correzione fraterna, il cui criterio ispiratore non può dirsi diplomatico ma evangelico.
            Prima  andrebbe  cercato  il  confronto  con  le  persone  interessate.  Nel  caso  in  cui  perseverassero  nell’errore,
            interverrebbe l’Autorità superiore. È opportuno mantenere questo stile per non perdere tutti i risultati ottenuti finora.
            Prima di «punire», bisogna cercare di correggere. È stato, inoltre, notato che la collaborazione dei responsabili degli
            enti è buona e non c’è cattiva volontà, ma un problema di mentalità e di struttura del sistema.

          Sebbene  il  linguaggio  sia  in  perfetto  stile  curiale  e  apra  il  campo  a  differenti
          interpretazioni, il «consiglio» del porporato è percepito dagli uomini di Francesco in

          tutta la sua forza. Versaldi gioca d’anticipo, cerca di contenere lo scontento e di placare
          le  prevedibili  richieste  di  provvedimenti  da  parte  dei  revisori.  La  caccia  al
          colpevole – avverte l’alto prelato –, sarebbe dannosa per tutti. La guerra non serve a
          nessuno.  Le punizioni contro chi sbaglia provocherebbero un unico effetto, quello di

          «perdere tutti i risultati ottenuti».
            Versaldi prova a creare un cordone sanitario a protezione di chi sbaglia, e si spinge
          oltre: senza mettere in discussione il papa, i cambiamenti devono trovare l’accordo di
          tutti, altrimenti l’ostruzionismo avrà la meglio. Sicuramente il cardinale agisce in buona

          fede, ma rispondere all’inerzia con altrettanta inerzia – è l’interpretazione dei revisori
          più critici – non porta da nessuna parte. Il problema è che risultati significativi ancora
          non ce ne sono stati, come testimoniano i bilanci in mano ai revisori che confermano
          l’indifferenza  se  non  l’ostilità  degli  amministratori  della  Chiesa  nei  confronti  delle

          indicazioni  impartite  dal  papa.  Sulla  pochezza  dei  risultati  raggiunti  in  questi  primi
          mesi del nuovo pontificato anche Versaldi è netto:

            A fronte di tutti questi sforzi, ci troviamo di fronte a due budget (Santa sede e Governatorato, nda) che non mostrano
            alcun progresso in confronto allo scorso anno, fatta eccezione per i tagli che l’Apsa ha fatto rispetto alle precedenti
            proposte di preventivo.

          I  dati  dunque  sono  avvilenti.  La  valutazione  negativa  del  presidente  della  Prefettura
          spegne gli entusiasmi. Non è stato fatto «alcun progresso», ripete. Così si torna nella

          stessa situazione del giugno 2013, quando il pontefice decise di creare la commissione
          d’inchiesta Cosea proprio per far fronte al disastro dei conti. Già allora il cardinale
          Versaldi  aveva  denunciato  che  «in  Vaticano  non  sono  stati  fatti  grandi  progressi.  Il
          bilancio è insostenibile a livello di costi. Non si può sperare in un aumento dei ricavi

          (offerte, nda), l’unica soluzione rimane quella di ridurre le spese». Peccato però che i
          preventivi  del  2014  indichino  spese  addirittura  in  crescita,  come  conferma  anche  il
          segretario  della  Prefettura,  monsignor  Vallejo  Balda:  «Il  budget,  com’è  evidente,  è
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