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andato peggiorando in tutte le aree».
Ma non è solo questo a frenare l’ottimismo. Come evidenzia il Ragioniere generale
Stefano Fralleoni, in Vaticano l’abitudine è quella di spendere sempre di più:
Il lavoro di controllo all’interno dell’Apsa è stato duro e pesante. Sono stati controllati tutti i singoli bilanci degli enti
che a essa fanno capo. Nel tipo di bilancio proposto figuravano solo le spese. Benché le amministrazioni in questione
facciano capo all’Apsa, esse hanno anche voci attive, oltre ai costi, che vanno registrate.
Inoltre, un aspetto abbastanza paradossale è che sono aumentate le voci di costo a livello di preventivo, ciò sta a
indicare che c’è l’intenzione di spendere di più. Il confronto tra consuntivo e preventivo mette sempre in luce delle
grosse discordanze. Si tratta di una mentalità fondata sulla speranza che le spese proposte vengano autorizzate il più
possibile in modo da mettere da parte i risparmi. Ci sono stati molti tagli, ma per alcune voci sarebbe stato necessario
un approfondimento. Nonostante tutto, il bilancio della Santa sede presenta 25 milioni di perdite.
Anche le rendite finanziarie sono modeste. L’Apsa non ha mandato neanche un commento a questo riguardo e,
quindi, per la Prefettura risulta difficile capire. È vero che è complicato prevedere l’andamento dei corsi e delle
fluttuazioni ma ci sono persone esperte che lo fanno di professione.
Le spese per il personale aumentano benché sia stato suggerito un blocco delle assunzioni, ma la cosa più grave è
che questo aumento è già stato registrato nel preventivo. Questo atteggiamento sembra essere un vero e proprio
affronto nei confronti dell’autorità.
Oltre a questo, occorre aggiungere che non c’è stata nessuna variazione nel perimetro di consolidamento. Si tratta di
un’impostazione dettata più da ragioni politiche che tecniche. Lo stesso dicasi per la necessità di uniformare i principi
contabili. Le funzioni della Prefettura sono ben identificate ma non si riesce a dare concretezza dal punto di vista
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operativo.
Anche il presidente della commissione Zahra, presente alla riunione come revisore
della Prefettura, non intravede alcun miglioramento e denuncia la protervia di chi si
ostina a non cambiare:
Il fatto che ogni anno si ripetano le stesse situazioni è indicativo di una crisi temporanea ma costante. Non si tratta
solo di un limite delle procedure, ma di un problema di mentalità e di modo di fare. Spesso non c’è totale
collaborazione con i responsabili dei dicasteri che hanno un atteggiamento altezzoso, credendo di essere gli unici a
sapere come procedere. […] Gli aspetti più critici sono legati alla paura del cambiamento da parte delle istituzioni.