Page 141 - Via Crucis
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Erano gli anni del pontificato di Benedetto XVI. Ma non sono certo sufficienti le buone

          intenzioni  emerse  da  un  paio  di  congressi  a  rivoluzionare  una  curia  rimasta  finora
          indenne a qualunque tentativo di riforma.
            Parole  che  paiono  tra  l’altro  in  contraddizione  con  l’invito  alla  prudenza  e  a  non

          punire chi sbaglia espresso dal cardinale all’inizio dell’incontro. Ma in curia è così:
          ogni  parola  è  ambivalente,  tutto  suona  molto  levigato,  inafferrabile,  alla  fine
          indifferente.
            Mancano pochi minuti alle 11. La riunione è sospesa per il caffè. Il revisore spagnolo
          Josep M. Cullell non è ancora intervenuto. Durante la pausa si confronta con Messemer,

          Fralleoni,  Zahra,  Prato,  Kyle  e  con  monsignor  Vallejo  Balda. Alcuni  tacciono,  altri
          annuiscono alle sue osservazioni. Si trova comunque l’accordo sulla linea da seguire.
          Sarà lui ora ad aprire i giochi, con un’uscita che lascerà il segno. Al rientro, Cullell

          prende subito la parola:

            Benché sia positivo che nei documenti di bilancio vengano evidenziate le problematiche trattate per anni dai revisori
            internazionali,  non  sono  favorevole  all’approvazione  dei  bilanci.  Propongo  di  scrivere  una  nota  per  specificare  le
            motivazioni del rifiuto. Nella nota si potrebbero quantomeno segnalare tutti i punti evidenziati dal dott. Prato.

          Ecco dunque la mossa segreta: non firmare i bilanci, rispedendoli ai mittenti. Una scelta
          drammatica che manda in stallo i giochi di curia e anestetizza gli interessi opachi. Ma,
          al  tempo  stesso,  presenta  una  controindicazione  che  può  danneggiare  Francesco:  si
          rischia di rallentare l’attività stessa dei dicasteri. Cullell si spinge oltre:

            La documentazione di bilancio analizzata riflette le anomalie di tutta la struttura. Molte informazioni rimangono poco
            chiare (aumenti del personale, contratti con società esterne ecc.). Senza trasparenza non si può agire. Sembrava che
            la Prefettura si stesse muovendo in direzione di un’acquisizione di maggiore autorità ma, alla fine, non è cambiato
            molto. Senza una legge finanziaria seria che sia comune a tutti i dicasteri del Vaticano, non esiste riforma realizzabile.
            Non basta la buona volontà: ci vogliono delle regole che obblighino tutti i dicasteri a redigere un bilancio appropriato e
            ci vogliono responsabili che siano in grado di gestire le risorse. Occorre una legge chiara per controllare l’autonomia
            dei dicasteri. Benché non si sappia ancora che forma dare a questa legge, è fondamentale che essa garantisca il
            controllo delle spese e guidi la strategia economico-finanziaria del Vaticano. Bisogna stabilire le priorità e definire un
            coordinamento; è importante che ci sia una procedura chiara e definita, come ha auspicato anche il papa.
            Quanto alla trasparenza dell’informazione, si parla spesso di lavori di manutenzione e ristrutturazione, ma dove sono
            pubblicate  queste  notizie  nel  bilancio?  I  lavori  da  fare  sono  registrati  da  qualche  parte?  Sono  state  fatte  gare
            d’appalto? In Vaticano gli appalti vengono concessi in modo informale, a partire dalle conoscenze. Uno dei criteri di
            base,  invece,  dovrebbe  essere  il  budget  a  disposizione.  Inoltre,  in  tempo  di  crisi,  bisognerebbe  risparmiare  sulla
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            manutenzione perché i lavori non sono urgenti e ci sono altre priorità.

          Gli  sguardi  dei  revisori,  tutti  laici,  convergono  su  monsignor  Vallejo  Balda,  il  solo
          prelato  presente,  oltre  al  cardinale  presidente.  Il  suo  sostegno  è  indispensabile  per
          mettere in stallo Versaldi. E Vallejo Balda non si tira indietro:

            Le gare d’appalto sono limitate a 5-10 imprese che hanno sempre lavorato con il Vaticano e che hanno una precisa
            partita Iva. Non vengono pubblicati bandi di alcun tipo. Durante l’esecuzione dei lavori non c’è un limite di budget e
            non vengono fatte delle misurazioni preventive in cui risultino le spese relative a tutti i lavori da eseguire. Il criterio,
            quindi, rimane molto soggettivo.

          Versaldi cerca di spegnere le polemiche e di far rientrare le critiche:
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