Page 132 - Via Crucis
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di riciclaggio di denaro sporco.
Il documento viene letto e assunto dagli uomini più vicini a Francesco come una prova
ulteriore del fatto che molti nella sede apostolica conoscevano le criticità ma non
avevano alcuna intenzione di cambiare linea. Forse a cominciare dal segretario di
Stato, Tarcisio Bertone, nominato nel 2006 e il cui mandato è prossimo alla scadenza. È
solo questione di pochi giorni. A metà ottobre è in calendario il passaggio di consegne
tra lui e quello che sarà il suo successore, l’arcivescovo Pietro Parolin, nunzio
apostolico a Caracas.
L’udienza è già fissata, ma accade un imprevisto. Parolin non può partecipare perché
deve essere sottoposto a un piccolo intervento chirurgico. L’appuntamento potrebbe
essere rinviato ma Francesco sembra non volere che il segretario si trattenga nemmeno
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un giorno di più. Il passaggio di consegne si trasforma in un teso commiato, al di là
dei ringraziamenti di circostanza. Bertone ne approfitta anche per cercare di riabilitarsi,
raccontando dei «corvi» e delle «vipere» presenti nella Santa sede, come spesso ripete
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ai pochi fedelissimi rimasti e negli incontri pubblici. Ma ormai è troppo tardi.
Da tempo il potentissimo segretario scelto da Ratzinger è sempre più solo e meno
influente. «Nei primi sei mesi di pontificato – si lascia sfuggire un prelato, conversando
con alcuni chierici al termine della cerimonia – il papa ha agito come se Bertone non
esistesse.» Di fatto il pontefice ha vissuto i suoi primi sei mesi di pontificato privo del
segretario di Stato. Bertone non ha mai conquistato la sua stima. Lo fa intendere Óscar
Rodríguez Maradiaga, fedelissimo di Jorge Bergoglio e salesiano fuori dal coro, primo
cardinale della storia dell’Honduras e coordinatore del cosiddetto C8, il consiglio
degli otto alti porporati scelti dal santo padre per aiutarlo nell’indirizzo della Chiesa
universale.
Alla televisione canadese Salt and Light, Maradiaga svela di aver saputo della nomina
di Parolin già il 17 marzo, durante una conversazione con il papa, ad appena quattro
giorni dalla sua elezione.
Bergoglio ha battuto ogni record nel cambio del suo primo collaboratore. Basti
pensare che Benedetto XVI attese ben quattordici mesi prima di nominare proprio
Bertone come sostituto dell’allora segretario Angelo Sodano.