Page 124 - Via Crucis
P. 124
che ammonta a quasi 500 euro. Fanno irruzione anche nella stanza che ospita numerosi
armadi blindati. In particolare, ne individuano uno e lo scassinano. Sebbene
dall’esterno si presentino tutti uguali, i malviventi sanno con esattezza quale armadio
violare. Evidentemente stanno cercando qualcosa e sanno dove trovarla. Sono bene
informati, agiscono con freddezza e aprendo le pesanti ante blindate non trovano denaro
o beni preziosi ma documenti riservati, custoditi con ordine in alcune decine di
fascicoli.
Non si tratta di atti qualsiasi. I criminali si appropriano di parte dell’archivio segreto
della commissione pontificia Cosea. È un furto che non ha precedenti. Un’azione
gravissima che rischia di compromettere i lavori della commissione. Che c’entrano poi
i dossier degli ispettori del papa con la sottrazione di alcune centinaia di euro da varie
casseforti?
L’indomani l’intrusione è scoperta. La Gendarmeria vaticana entra in azione e
intervengono anche le forze dell’ordine italiane. Per un fatto abbastanza unico al
mondo, parte un’inchiesta congiunta delle polizie dei due paesi. L’edificio dove sono
stati compiuti i furti fa parte delle proprietà extraterritoriali indicate nei Patti
Lateranensi. Il palazzo non solo appartiene alla Santa sede ma, seppure situato appena
fuori dalle mura leonine, è considerato a tutti gli effetti una porzione dello Stato Città
del Vaticano. All’interno dell’immobile siamo dunque in pieno territorio vaticano e le
indagini sono di competenza della Gendarmeria. Fuori, nelle vie adiacenti, entrano
invece in azione gli investigatori italiani. Controllano decine di filmati registrati dalle
telecamere installate nelle vicinanze. Le domande fondamentali sono due: chi voleva
leggere le carte segrete della commissione del papa e con quale fine?
Si cerca di ricostruire la dinamica dell’azione. I banditi, almeno due o tre, forse sono
entrati dal portone, ma c’è un’altra ipotesi che in un primo momento gli inquirenti
esaminano con attenzione: i ladri sarebbero arrivati dai sotterranei e avrebbero
raggiunto il palazzo delle Congregazioni passando da uno dei tanti tunnel che collegano
gli edifici del potere in Vaticano.
L’ipotesi può sembrare bizzarra ma è plausibile. Dai sotterranei di questo edificio si
possono raggiungere diverse destinazioni: gli uffici del palazzo gemello, dove hanno
sede altre congregazioni, oppure quelli dello Ior, o ancora il palazzo apostolico e,
dall’altra parte, Castel Sant’Angelo. Una ragnatela di tunnel, corridoi all’aria aperta,
stretti passaggi coperti e scoperti, scalinate e ascensori risalenti in gran parte ai
conflitti mondiali della prima metà del Novecento e che, a ben conoscerli, permettono
di muoversi al riparo da controlli e da occhi indiscreti. Un mondo parallelo che si
presta a essere considerato anche come una metafora potente della sede apostolica,
divisa com’è tra ciò che emerge in superficie e che viene diffuso nei comunicati
ufficiali e ciò che invece si consuma nelle segrete stanze. Un mondo sommerso che si