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patrimonio del Fondo pensioni al 31 dicembre 2014 possa essere pari a 479,1 milioni. Mi è gradita la circostanza per
            confermarmi  con  sensi  di  distinto  ossequio  dell’Eminenza  Vostra  Reverendissima  Obbligatissimo  Domenico  card.
            Calcagno.

          Nella  gestione  finanziaria  le  cedole  su  obbligazioni  ammontano  a  10,9  milioni,  gli

          interessi attivi a 461mila euro, mentre «il risultato della gestione complessiva (avanzo
          preconsuntivo al 31/12/2013) risulta essere di 27,7 milioni, inferiore di 466mila euro
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          rispetto  a  quanto  era  stato  ipotizzato  nel  bilancio  preventivo  del  2013».   Se  poi  si
          esamina il portafoglio titoli, al 30 settembre 2013, emergono tutte le obbligazioni dello
          Stato italiano, considerate rischiose dagli analisti, come i 70 milioni di buoni poliennali
          del Tesoro. In pratica le riserve sono accantonate nel debito pubblico italiano.             89

            Probabilmente  anche  questo  contribuisce  a  rafforzare  il  potere  di  lobbying  che  la
          Chiesa ha nei confronti della politica italiana.  Le relazioni con i governi stranieri, a
          iniziare dall’Italia ma anche in Africa e in Sudamerica, hanno sempre contato su diversi

          mezzi  di  persuasione.  Non  solo  quindi  quel  pressing  già  testimoniato  in Sua  Santità
          dalla  corrispondenza  con  il  presidente  della  Repubblica  italiana  per  riconsiderare
          alcune leggi come quelle su famiglia e fecondazione assistita. Ma anche l’acquisto di
          porzioni di debito pubblico o altri investimenti finanziari importanti, sempre in titoli di
          Stato.

            Il  22  gennaio  2014  Erik  Stattin,  Harvard  Business  School  alle  spalle,  partner  e
          responsabile  Emea  per  le  questioni  pensionistiche  e  assicurative  di  Oliver  Wyman
          Roma, convoca gli esponenti del Vaticano e alcuni membri della commissione, tra cui

          Messemer.  I  monsignori  Vallejo  Balda  e  Luigi  Mistò,  presidente  del  Fondo  di
          assistenza sanitaria e segretario dell’Apsa, insieme al cardinale Calcagno, ascoltano la
          relazione. L’unico ad annuire è Messemer. L’incontro è decisivo:

            Tutti i partecipanti sono concordi nel sostenere che sulla base della revisione attuariale condotta da Oliver Wyman, il
            Fondo pensioni vaticano presenti un fundig gap molto significativo. La dimensione di questo gap è tale da mettere
            potenzialmente a rischio le pensioni future per i dipendenti del Vaticano. La medesima revisione mostra tuttavia che
            nel breve termine il Fondo è in grado di finanziare le sue attività, il che permette di procedere con una ristrutturazione
            per evitare il collasso del Fondo. Rimane in ogni caso necessario implementare con la massima urgenza drastiche
            misure per evitare che il deficit si allarghi ulteriormente.
            Tali misure dovrebbero includere:
            –  un  rafforzamento  del  patrimonio  del  Fondo  per  mezzo  di  un’iniezione  di  capitale  da  parte  delle  amministrazioni
            vaticane;
            – una ridefinizione delle pensioni future. Un benchmark con l’attuale sistema pensionistico italiano dovrà assicurare
            un  trattamento  per  i  dipendenti  vaticani  equiparabile  a  quello  attualmente  in  uso  per  i  dipendenti  delle  pubbliche
            amministrazioni italiane.

          La  riforma  del  sistema  pensionistico  deve  anche  prevedere  che  «il  Vaticano
          contribuisca una  tantum  per  solidificare  il  capitale  del  Fondo  pensioni.  (Infine,
          bisogna, nda)  aggiustare  i  benefici  esistenti  per  i  dipendenti  a  un  livello

          economicamente ragionevole». Mentre «la gestione patrimoniale per il Fondo pensioni
          sarà gestita dal centro di gestione patrimoniale vaticano, ovvero il Vam, e il Vaticano
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