Page 114 - Via Crucis
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pontefice. Dalla segreteria di Stato il cardinale Wells propone a Messemer di entrare
nella commissione Cosea, proprio per le sue specifiche competenze in campo
previdenziale.
Nell’agosto del 2013 la spinosa questione del Fondo pensioni entra ufficialmente nel
ventaglio degli impegni della commissione di Francesco. Tutto avviene con la massima
riservatezza, per non turbare i sonni tranquilli della preziosa e operosa comunità che
ogni giorno lavora in Vaticano e che nulla sa delle voragini del sistema pensionistico,
tali da pregiudicare il futuro di molti dipendenti.
L’invito di Messemer a formare un gruppo di lavoro non è quindi caduto nel vuoto.
Anzi, si concretizza in tempi rapidi. La missione è affidata a un colosso nel campo della
consulenza direzionale: la Oliver Wyman, multinazionale con sede a New York e
presente in oltre cinquanta paesi nel mondo. Wyman è delegata a compiere uno studio
attuariale per stimare la situazione finanziaria del Fondo pensioni e valutare se la
raccolta dei contributi previdenziali garantirà il futuro a tutti. Ai consulenti di Wyman i
commissari di Cosea chiedono inoltre di «sviluppare una proposta per colmare il
deficit», come si evidenzia nei documenti interni, e ridare così vigore al Fondo,
assicurando una vecchiaia serena a tutti i dipendenti del Vaticano, dai cardinali alle
guardie svizzere.
Anche in questo caso, come spesso accade sui vari fronti critici progressivamente
aperti dalle squadre messe in campo da Francesco, cardinali, vescovi e monsignori ben
informati si dividono in due fazioni. Gli ottimisti, fedeli alla continuità con il passato,
ventilano l’ipotesi di dismettere qualche immobile per ripianare il bilancio. E
diffondono per mesi l’informazione che il buco reale ammonta a «soli» 40 milioni di
euro. È la versione ufficiale, quella dell’ultima revisione attuariale del Fondo pensioni
condotta nel 2011 da un professionista romano, che stimava appunto un deficit di 40
milioni. Niente panico dunque, la situazione è sotto controllo. Ma ora a raccontare
come stanno le cose ci sono i fedelissimi di Francesco, i realisti, tra cui il cardinale
spagnolo Santos Abril y Castelló e il francese Jean-Louis Pierre Tauran. Loro sanno
che la dimensione del deficit è ben maggiore delle cifre in circolazione, le informazioni
per capire che il sistema previdenziale del Vaticano è sull’orlo del crac ci sono tutte.
Altro che scenari tranquillizzanti. I cardinali più vicini al papa sollecitano così
ulteriori, urgenti e soprattutto seri approfondimenti. Sono tutti giustamente convinti,
come già registrato per altre questioni economiche, che solo con dati certi si potranno
studiare e varare concrete contromisure da suggerire al pontefice.
Con una certa astuzia i collaboratori di Francesco decidono di non ostacolare la
diffusione dentro le mura di quelle notizie ottimistiche, la loro è una precisa strategia
messa in atto per rasserenare la popolazione, evitando panico e allarmismo. Sulle
pensioni si gioca infatti una delle partite più delicate in Vaticano: garantirle diventa