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Il buco nero delle pensioni












          Una voragine da mezzo miliardo di euro

          L’Aldilà, per i credenti di fede cristiana, è il luogo della pace e della liberazione dal
          corpo e dal peccato. Eppure l’attaccamento dei cattolici ai mali terreni, da condannare,

          sembra  essere  molto  durevole,  almeno  da  quanto  emerge  dalle  tabelle  di  mortalità
          disponibili in curia: i cattolici, soprattutto quelli residenti a Roma, in Vaticano e nel
          ricco  Occidente, vivono più a lungo, addirittura tra i cinque e i dieci anni più della

          media. Un dato sorprendente.
            Se la vita terrena si allunga, dovremmo essere tutti più felici. Ma non è così scontato.
          Nella Santa sede questo dato statistico, più che dar gioia, preoccupa. Sembra assurdo
          ma è proprio così. Il motivo? A chi vive più a lungo, più a lungo bisognerà pagare il
          vitalizio, alimentando un buco che si allarga anno dopo anno senza che nessuno se ne

          curi. E guai a renderlo pubblico: potrebbe infatti creare tensioni tra i dipendenti entro le
          mura leonine. Ve li immaginate manifestazioni e picchetti in Città del Vaticano? Uno
          scenario mai visto.

            Ad  aumentare  l’allarme  è  stato  il  capo  della  Prefettura  Giuseppe  Versaldi,  che  in
          merito alla situazione finanziaria e alle spese, tra cui soprattutto quelle per la gestione
          previdenziale, ha paventato addirittura il rischio dell’estinzione degli enti del piccolo
          Stato e, di conseguenza, del Vaticano stesso.
            Quando  qualche  dirigente  laico  getta  l’allerta  su  una  preoccupante  situazione

          finanziaria, in questo caso il Fondo per le pensioni, di norma pochi se ne accorgono e
          ancora meno vi rivolgono attenzione. Questo avviene per due motivi: lo scarso senso di
          responsabilità di quella nomenclatura ecclesiastica tanto criticata da Bergoglio e il fatto

          che  le  lunghe  tonache  ridimensionano  sempre  ciò  che  i  laici  sostengono,  sebbene
          supportati da dati e verifiche contabili. «La Chiesa non è fatta di numeri ma di anime»:
          è  questa  in  genere  la  replica  piccata  dei  porporati  quando  un  funzionario  laico  si
          permette di sollevare una criticità.
            È quanto accade nel 2012, quando affiorano le crepe del sistema previdenziale. Il 21

          giugno di quell’anno il consultore della  Prefettura,  Jochen  Messemer, interviene alla
          riunione dei revisori internazionali. Molti suoi colleghi rimangono letteralmente allibiti
          per  la  gravità  della  situazione  che  descrive  e  per  la  durezza  delle  parole  del  suo

          intervento.  Cuore  del  discorso,  l’incerto  futuro  dei  vitalizi  per  gli  attuali  1139
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