Page 95 - Peccato originale
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della famiglia del platino. È assai prezioso e viene
impiegato soprattutto in gioielleria per la creazione
dell’oro bianco, lega formata da oro e palladio appunto,
che serve per decolorare il primo. In Vaticano a esserne
appassionato era soprattutto Marcinkus. Il numero uno
dello Ior, come qualsiasi speculatore, era molto attento
alle quotazioni dei metalli preziosi. Con una predilezione
per oro e palladio. Acquisti, compravendite, smobilizzi:
pur non essendo certo un esperto, il banchiere del papa
era come rapito da queste speculazioni. Seguiva i consigli
dei dirigenti della banca, investiva molto. Anche qui
vengono in aiuto diversi documenti dell’istituto sui
movimenti contabili nei depositi dell’allora presidente,
che fotografano impietosamente come speculazioni e
corsa al profitto fossero centrali nella sua gestione. Il
punto di partenza sono i suoi due conti personali (numero
001 8 22126, in lire, e numero 051 6 04568, in dollari) dai
quali, a seconda della situazione, senza problemi
Marcinkus prelevava o accreditava le somme ottenute
dalle vendite dei metalli preziosi. L’8 giugno 1976 firma
senza imbarazzo il foglio di cassa numero 359769, che
riassume una cessione di oro e palladio a suo favore per
un incasso di 135.000.000 di lire, pari a circa 627.000
euro di oggi (come si evince dalla contabile riprodotta in
Appendice).
Investimenti in metalli preziosi erano all’ordine del
giorno allo Ior di Marcinkus, dove si affaccia il Vaticano
che conta: il cardinale Sergio Guerri, per esempio,
porporato di potere nella curia romana, che anni prima, su
indicazione di Paolo VI, aveva affidato a Sindona l’incarico
di smobilizzare le partecipazioni della Santa sede in
diverse società italiane. Proprio lui, il 17 gennaio 1980,
acquista «oro fino Once troy», addebitando la spesa, oltre
170.000 euro di oggi, sul suo deposito allo Ior, il numero
051 6 00231. Sono interessanti le parole che il 17 marzo
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