Page 47 - Peccato originale
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È appena iniziato l’autunno. Luca, esitante, imbocca il
portone di Sant’Apollinare, come qualche anno prima
aveva fatto Emanuela. I due non si conoscono, perché
Luca inizia a frequentare l’istituto il primo ottobre 1988,
cinque anni dopo la scomparsa di Emanuela. Ma le loro
storie ancora si sfiorano, con un altro significativo punto
in comune: il premuroso maestro insegna a entrambi.
Prende così a cuore l’anima del ragazzo che ne abusa
fisicamente più volte. È un pedofilo. Luca diventa un
giocattolo utile a soddisfare le sue più infide perversioni.
Luca ha paura a raccontare quello che ha subito. Con
cautela, però, si fa avanti. E parla. Nel 1990 confessa la
terribile verità a un sacerdote inviato dal Vaticano. Indica
nome e cognome del responsabile degli abusi. Il 23
febbraio 2013 viene convocato in procura ma al posto suo
si presenta il fratello, che porta con sé una
documentazione clinica che dimostra come Luca sia
affetto «da una grave patologia psichiatrica»: «Mio
fratello è ammalato dal 1986» spiega, sentito come
testimone. «I disturbi dei quali soffre non gli consentono
una normale vita di relazione, essendo impossibilitato a
uscire di casa, se non per percorrere brevi tratti di strada
in zona a lui conosciuta. L’iscrizione alla scuola di musica
fu decisa quando ancora il suo stato di salute lo
permetteva. Gli anni di frequentazione furono di relativo
benessere, ma la stessa si interruppe quando la scuola
chiuse nel 1991.» E se Luca è psicolabile è anche
inattendibile. «Certo, non era un testimone che potevamo
portare in aula – spiega Capaldo – ma il racconto delle
violenze subite è troppo preciso per essere inventato. La
sua vicenda andava approfondita.» Invece, passati
trent’anni e con i possibili reati ormai caduti in
prescrizione, non è più possibile far niente. La ferita nel
cuore di Luca, però, è destinata a sanguinare per tutta la
vita.
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