Page 43 - Peccato originale
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portati via con largo anticipo per evitare, un domani, il
loro rinvenimento. Qualcuno potrebbe aver inserito altre
ossa proprio in quelle cassette all’apparenza irrilevanti.
Quale nascondiglio sarebbe stato migliore? Gli inquirenti
cercano di capire se, durante la ristrutturazione di
Sant’Apollinare o negli anni seguenti, alcune delle casse di
zinco contenenti ossa siano state inviate ad altre chiese:
«Ma la circostanza è stata esclusa, pertanto non si è
potuto ulteriormente approfondire tale eventualità stanti
anche obiettive difficoltà legate a una eventuale ricerca in
altri ambiti ecclesiastici, con la quasi certezza di un esito
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negativo». Una conclusione, forse, troppo sbrigativa.
Una verità «complicata»
Guai a chiedere giustizia, come nel frattempo sollecitano
le petizioni, i cortei, gli appelli della famiglia Orlandi, che
da anni si rivolge anche al papa. «Embè, che vuole? Che
c’entra il papa?» sbotta al telefono un don Vergari più
nervoso che mai, proprio il giorno dell’arrivo delle squadre
della polizia scientifica per la perquisizione nella cripta.
«Che c’entrano le cose del Vaticano? E tutti gli altri
poveretti che sono morti, che sono spariti di qua e di là?
Che devono fare? Mo’ solo perché questo fa fracasso, a
questa maniera, devono da’ ascolto alla verità? Tanto è
talmente complicata.» Una verità, dunque, che per il
rettore della basilica negli anni della scomparsa di
Emanuela non sarebbe sconosciuta – anche se il sacerdote
dice di non sapere nulla, come va ripetendo in quei giorni
a chiunque – ma «complicata».
Proprio così, una verità «complicata» quella dietro la
scomparsa e il probabile omicidio di Emanuela Orlandi.
Lo stesso aggettivo che, nel 2017, sceglierà anche il primo
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