Page 40 - Peccato originale
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Ma il corpo di De Pedis non riposa qui dove mi trovo
ora. Non è tra le tombe di musicisti, monsignori e
cardinali: è sepolto nel sottosuolo, lontano da occhi
indiscreti. Per raggiungerlo bisogna compiere un percorso
particolare. Me ne accorgo quando finalmente ricevo il via
libera. Il mio accompagnatore mi indica una scala a
mezzaluna che conduce ai sotterranei. Sceso l’ultimo
gradino, attraversiamo un breve corridoio, fino a
raggiungere una porta. È chiusa. Aprendola si accede a
una piccola stanza. Ed ecco davanti a me la tomba.
Sembra un mausoleo, rivestito di marmo pregiato. Il corpo
di De Pedis è lì, all’interno di un sarcofago e, ancora
prima, di un rivestimento piombato che rallenta il
deperimento dei resti nel tempo. Un aspetto mi
sorprende: non siamo in una parte nobile della basilica,
anzi. Non è nemmeno una zona consacrata, come mi
spiegherà nei mesi successivi il rettore di Sant’Apollinare,
don Huidobro. Mi domando: perché riconoscere a
quell’esponente di spicco della banda della Magliana gli
onori di una sepoltura in un luogo così illustre per poi
relegarlo in quello che sembra uno scantinato? «Eh, oggi ti
va ancora bene, perché qui è stato tutto ristrutturato» mi
spiega a bassa voce il sacerdote, come se leggesse nei miei
pensieri. «Prima dei restauri era un’avventura scendere
qui sotto.» E mi mostra alcune fotografie un po’ sbiadite
che ha portato con sé: posso vedere da quelle immagini lo
stato di abbandono in cui versavano i sotterranei di
Sant’Apollinare, a eccezione del locale dove riposa De
Pedis, restaurato dalla stessa ditta che aveva allestito la
tomba di papa Roncalli. Per il resto, muffa, infiltrazioni,
sporcizia ovunque.
Il 14 maggio 2012 le squadre della polizia scientifica, dopo
aver recuperato tutte le mappe dell’edificio, scendono nei
sotterranei di Sant’Apollinare e si trovano di fronte un
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