Page 30 - Peccato originale
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iniziare da chi coordina proprio la polizia, ovvero l’allora
ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri, che sposa
questa scivolosa posizione ricordando che «la basilica di
Sant’Apollinare gode del regime di extraterritorialità,
essendo ubicata nello Stato del Vaticano». Peccato che la
verità sia un’altra. I due edifici di Sant’Apollinare – la
basilica e il palazzo adiacente che ospitava la scuola di
musica frequentata da Emanuela – non fanno parte del
territorio dello Stato Città del Vaticano ma rientrano fra le
proprietà della Chiesa, il cui regime giuridico è
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disciplinato dai Patti lateranensi. Si trattava solo di un
errore commesso in buona fede? Sicuramente era una
svista clamorosa. Il numero uno della sicurezza italiana
non poteva non sapere che Sant’Apollinare beneficiava
solo di agevolazioni fiscali.
Gli investigatori si stupiscono poi di un’ulteriore,
sorprendente coincidenza. Solo otto mesi dopo l’insolita
sepoltura di De Pedis, il 18 dicembre 1990, il Vaticano
aveva deciso di liberarsi della basilica, affittandola alla
prelatura dell’Opus Dei. Era stato il cardinale Giovanni
Lajolo, oggi presidente del cda dell’Università Lumsa
(Libera Università Maria Santissima Assunta) di Roma, a
firmare e benedire il contratto con l’Opus Dei. La potente
organizzazione religiosa, la cui influenza con il pontificato
di Wojtyła era molto cresciuta, aveva subito mostrato di
avere le idee chiare sul futuro dell’edificio di culto. Non
era passato neanche un mese che già erano stati
annunciati formalmente significativi «lavori di
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ristrutturazione». E il rettore don Vergari? Subito
rimosso. Era stato il cardinale Camillo Ruini, il 26 agosto
1991, a «licenziare» il prete, con solo cinque giorni di
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preavviso. Gli annunciati lavori comporteranno la
ristrutturazione e il risanamento conservativo
dell’immobile in ogni sua parte: «Il lavoro di bonifica ha
riguardato tutta la basilica – mi aveva spiegato il nuovo
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