Page 28 - Peccato originale
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Ai saluti formali e di circostanza, segue un momento di
silenzio. È un ambiente solenne quello in cui si trovano i
due uomini, in piedi, uno di fronte all’altro, un luogo
ideale per un incontro lontano da occhi indiscreti. Così
almeno credono i due interlocutori. Il monsignore parla
per primo ma non dà subito la risposta tanto attesa. Si
spende in una breve introduzione. Fa capire che c’è stata
una profonda riflessione tra gli alti prelati della curia. E
continua con parole e aperture mai udite prima dalla
bocca di un membro di rilievo del Vaticano: «Comunque
accettiamo la proposta così come ne abbiamo conversato
l’ultima volta. Avrete quello che chiedete… vi daremo
prove certe di quanto cercate».
Ecco dunque l’accordo, finalmente il «contratto». Da
una parte una verità clamorosa, sebbene parziale, su
Emanuela Orlandi: non la rivelazione degli autori
dell’omicidio ma informazioni utili per recuperare i resti
del corpo. In cambio, la chiusura del capitolo De Pedis,
così scomodo per la Santa sede, con il successivo
spostamento della tomba per iniziativa dell’autorità
giudiziaria della capitale. Dopo una stretta di mano, che
doveva valere più di una firma, i due si congedano,
convinti di aver sbloccato una situazione impossibile,
ottenendo il massimo dalla trattativa.
Il loro ottimismo però sarebbe stato presto minato da
nuovi eventi. Entrambi erano consapevoli dei rischi, ma
non potevano immaginare cosa sarebbe accaduto solo
qualche settimana dopo.
Cosa nasconde quella basilica
L’accordo suggellato da quella stretta di mano porta agli
inquirenti una serie di preziose conferme e alcune
informazioni. Quel «contratto» dimostra infatti che la
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