Page 33 - Peccato originale
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pare un regalo ai sacri palazzi, vista la disponibilità che era
stata dimostrata. Il rischio, che puntualmente si verifica, è
che dal Vaticano nessuno si faccia più avanti,
disattendendo così i punti chiave della trattativa riservata
che abbiamo raccontato. La scelta della procura suona
dunque come un De profundis per la strategia che aveva
portato al «contratto» segreto.
Ma cosa era accaduto? Molto semplice: il Vaticano è un
mondo complesso, dove convivono anime diverse e
lontane. Di fronte alla possibilità concreta che si arrivasse
a una svolta sul caso Orlandi, si era sviluppato un piano
per far saltare la trattativa. Alcune figure importanti in
curia, pronte a cogliere al balzo ogni occasione,
strumentalizzando le indiscrezioni sulla stampa e
approfittando del cambio in procura, erano arrivate così al
blocco di ogni apertura.
Gli inquirenti coordinati da Capaldo riflettono
sull’autenticità degli incontri, ripercorrono i passi di
questa trattativa e non hanno dubbi: la volontà di
collaborare della curia era autentica. La richiesta
d’incontro era stata portata avanti dal Vaticano, l’offerta
era stata avanzata da un monsignore di rango che, in
sintesi, aveva espresso questa esigenza: «Abbiamo
necessità di tumulare altrove De Pedis, voi di cosa avete
bisogno?». Difficile pensare che i due monsignori abbiano
fatto il doppiogioco, tradendo il magistrato, più realistico
invece ritenere che sia stata messa in atto un’azione per
far saltare l’accordo. Chi ne è stato il regista? Mistero.
Siamo però in grado di documentare un passaggio
importante.
Poche settimane prima delle decisioni di Pignatone,
dalla Gendarmeria vaticana, il comandante Domenico
Giani fa arrivare all’appartamento del papa presso il
palazzo apostolico un memoriale di numerose pagine
proprio sul caso Orlandi. Quel report viene letto con
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