Page 23 - Peccato originale
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quel luogo in un coacervo di segreti. Ancora oggi,
entrando, come ho fatto più volte negli ultimi anni, tra luci
e penombre, scendendo nella cripta, infilandomi nei
corridoi sottoterra, aprendo porticine su vani e anfratti
nemmeno accatastati, non è difficile lasciarsi
suggestionare. Quando il portone si richiude alle spalle, è
come entrare in un altro mondo, pieno di misteri, tutto da
decifrare.
Un accordo clamoroso
Il procuratore Capaldo capisce di essere sulla strada giusta
e preme sull’acceleratore, stringendo sulle verifiche nella
basilica. A più riprese sui giornali trapelano indiscrezioni
che danno come possibili o imminenti sia l’apertura della
tomba di De Pedis, sia la ricerca delle ossa di Emanuela
nei sotterranei della basilica. Le notizie provocano
inquietudine e fibrillazione oltretevere, alzando il
termometro della tensione. È proprio in questo clima che
arrivano l’insolita richiesta di cominciare un dialogo,
affidata all’ufficiale dei carabinieri, e la fissazione del
primo appuntamento con l’emissario del Vaticano.
L’incontro avviene in una saletta della procura,
periodicamente «bonificata» dalla possibile presenza di
«cimici», i classici strumenti per le intercettazioni.
Davanti a Capaldo si presenta un affabile monsignore,
giovane e in abiti borghesi. Dopo i soliti convenevoli di
circostanza, il sacerdote esprime disappunto per la
«tensione massmediatica» che sta sempre più crescendo
proprio sulla tomba di De Pedis. È solo un primo
appuntamento, ancora interlocutorio e conoscitivo. Siamo
a fine novembre del 2011, i due si danno appuntamento
poche settimane dopo.
Per gli incontri successivi, alcuni alti prelati in Vaticano
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