Page 21 - Peccato originale
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benedizioni. Poi, all’uscita, era solito frequentare i parenti
di De Pedis. A completare il triangolo, la povera
Emanuela, rimasta probabilmente vittima di una relazione
pericolosa che se fosse confermata, come sperano gli
inquirenti, creerebbe scandalo nella Santa sede e in tutto il
mondo.
Le due storie, quella della banda della Magliana e
quella del rapimento e dell’omicidio di Emanuela Orlandi,
potevano davvero essersi intrecciate, considerati gli indizi,
le intercettazioni telefoniche, i frammenti investigativi, le
deposizioni che via via si erano accumulate sul tavolo dei
magistrati, a iniziare dalle rivelazioni di diversi
collaboratori di giustizia. Erano numerosi gli elementi che
facevano ritenere agli inquirenti di essere finalmente sulla
pista giusta: dalle accuse di Sabrina Minardi all’insolita
sepoltura di De Pedis nella cripta, un’eccezione che poteva
essere interpretata come un ringraziamento per aver
risolto un problema. Senza dimenticare altre preziose
testimonianze, come quelle di diversi amici di Emanuela,
che riconoscono in alcuni uomini della banda della
Magliana le stesse persone che avevano visto seguirla poco
prima della scomparsa. Secondo gli inquirenti, in questa
storia, tra il rapimento, l’omicidio e la gestione successiva
del corpo della ragazza, avevano avuto un ruolo diversi
esponenti del gruppo criminale romano che gravitavano
proprio intorno a De Pedis e che, dal marzo del 2010,
finiranno indagati. 4
La pista spinge i magistrati ad approfondire ogni rivolo
investigativo legato alla storia di quella chiesa. A iniziare
dal rapporto tra De Pedis e don Vergari. La vedova colloca
alla fine del 1985 la conoscenza tra i due, o comunque
dopo la scomparsa della ragazza, ma il sacerdote ricorda e
mette a verbale di aver conosciuto De Pedis tra il 1978 e il
1979. Di certo i due erano molto amici. Don Vergari aveva
«curato» per oltre vent’anni le anime dei detenuti di
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