Page 166 - Peccato originale
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antiriciclaggio, nei vari paesi, devono essere almeno
formalmente autonome.
C’è stato un periodo in cui finì sotto il controllo della
segreteria di Stato?
Lo scontro all’interno avvenne perché, quando
dovevamo riformare la norma antiriciclaggio – la legge n.
127 del 30 dicembre 2010 – Briamonte sposò il parere di
Dalla Torre secondo il quale noi non potevamo avere
accesso ai dati dello Ior, se non a quelli successivi al primo
aprile 2011. Era evidente che non collaboravano. A
Cipriani, tra l’altro, io annunciai che di lì a poche
settimane, nell’autunno del 2011, sarebbero arrivati gli
ispettori di Moneyval e lui testuale mi rispose: «Ah, tanto
io sarò in Australia».
Perché c’era questo ostracismo?
All’interno non sapevano niente di questa materia.
Pensavano di non essere soggetti a queste misure, quindi
non erano sensibilizzati. Nei parecchi incontri con il
Governatorato, con la Gendarmeria, trovavamo che alcuni
erano più sensibili, perché si rendevano conto
dell’importanza, altri invece non capivano, altri ancora
boicottavano, finché non si resero conto, al momento in
cui arrivarono gli ispettori di Moneyval, dell’importanza
della cosa. Fu allora che ritennero di dover fare un passo
indietro. L’Aif aveva troppi poteri e troppa autonomia. La
segreteria di Stato introdusse alcune modifiche che erano
del tutto negative… Stabilì, ad esempio, la necessità di una
specie di nulla osta della segreteria su qualsiasi accordo
dell’Aif con autorità di altri paesi.
Beh, è l’autorità politica…
Questo era contrario agli standard internazionali,
perché l’autorità antiriciclaggio doveva essere autonoma,
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