Page 164 - Peccato originale
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spaccatura che si è accentuata negli anni successivi. Anche
Nicora era un nemico agli occhi del nuovo direttore
Brülhart, perché non era tanto favorevole ai traffici dello
Ior.
Ma di che traffici stiamo parlando, secondo lei? Si è fatto
un’idea?
Avrei potuto farmi un’idea se avessi avuto il tempo e i
mezzi per conoscere quei segreti…
Come vi eravate mossi fino a quel momento?
Bisognava stabilire che cosa dovesse fare l’Autorità di
controllo, verso quali istituzioni e autorità interne dovesse
rivolgere la sua attività. Soprattutto bisognava
sensibilizzare dall’interno i vari organismi e le varie
istituzioni su questa materia. Erano imminenti i controlli
internazionali, quindi era importante andare molto di
corsa. Cominciammo a emanare tutta una serie di circolari
che davano indicazioni agli organismi interni
sull’applicazione delle misure antiriciclaggio. Si richiedeva
l’identificazione della clientela, l’adeguata verifica e
registrazione delle operazioni, la segnalazione di quelle
sospette, la cooperazione con le autorità competenti degli
altri paesi europei. Avemmo vari incontri con l’Apsa, lo
Ior, e trovai una buona collaborazione col presidente,
impegnato a portare il Vaticano sulla strada della white
list: lui era dalla nostra parte. Invece registrai scarsa
collaborazione, o quasi nulla, dalla dirigenza dello Ior.
All’epoca c’erano Cipriani direttore e Tulli vicedirettore,
gli stessi che sono stati recentemente condannati, anche se
a una pena lieve, per violazione delle normative
antiriciclaggio italiane.
Da chi era formato l’Aif e come erano i rapporti con loro?
C’era una buona collaborazione con il cardinale
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