Page 150 - Peccato originale
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delicate,  approfondimenti  su  operazioni.  Cresce  la
                tensione.

                    Nel  novembre  del  2011  arrivano  in  Vaticano  gli
                ispettori  di  Moneyval,  l’organismo  europeo  delegato  a

                controllare i passi fatti per essere ammessi nella white list
                della  finanza  internazionale.  Gli  esperti,  in  tutto  una
                dozzina, che alloggiano in quei giorni presso la residenza

                di  Santa  Marta,  intervistano  decine  di  dirigenti  dei  vari
                dicasteri economici, analizzano la legge, esaminano tutte

                le  procedure,  i  sistemi  di  controllo  adottati.  A  fine
                novembre, terminati i lavori, Moneyval chiude l’ispezione
                con una riunione riservata all’Aif. Viene letto un report di

                un paio di pagine, nelle quali si sottolinea l’apprezzamento
                per  il  lavoro  svolto  in  poco  tempo,  evidenziando  ancora

                alcuni punti da perfezionare entro il novembre del 2012,
                quando gli ispettori torneranno in Vaticano. La volontà di

                cambiare  dunque  c’è  ed  è  forte:  «Se  queste  nostre
                osservazioni saranno accolte – è la posizione di Moneyval

                –,  se  questi  punti  saranno  adeguatamente  riformulati,
                porteremo  avanti  l’esame  finale  per  l’accesso  alla  white
                list».

                    Si  tratta  purtroppo  di  un  ottimismo  mal  riposto.  Il
                Vaticano  si  muove  in  modo  contraddittorio.  Ricevuti  i

                complimenti  e  il  sostegno  di  Moneyval,  i  consigli  non
                vengono  seguiti.  Da  una  parte  Nicora  e  il  suo  staff  si

                mettono  al  lavoro  per  recepire  i  moniti  e  stringere  sui
                dettami  di  trasparenza;  dall’altra,  c’è  chi  scuce  la  tela:

                parte  un’operazione  riservata  per  arrivare  all’esatto
                contrario,  destrutturando  il  lavoro  svolto  e  tornando
                all’opacità,  all’assenza  di  regole,  alla  finanza  offshore.  Il

                mese decisivo per quello che potremmo indicare come un
                autentico colpo di mano nelle finanze della Santa sede è

                dicembre  del  2011.  Mentre  Nicora,  Condemi  e  De
                Pasquale limano le norme, un ristretto gruppo di lavoro in
                segreteria di Stato s’impegna per una missione indicibile:




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