Page 145 - Peccato originale
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l’altro ascoltato consigliere di Banca d’Italia. 16 Il suo
mandato è chiaro: redigere «l’impianto legislativo-
regolamentare antiriciclaggio nell’ambito delle
giurisdizioni vaticane, ai fini del loro allineamento ai
principi e agli standard antiriciclaggio vigenti in ambito
internazionale», come scriverà lui stesso nel suo
curriculum. Con lui c’è l’avvocato Francesco De Pasquale,
altro esperto riconosciuto e apprezzato nel campo degli
illeciti finanziari. 17 Per scrivere le procedure di
applicazione è invece ingaggiato il colosso Deloitte.
Sembra finalmente vicina la svolta. Per mesi questo pool
composito di professionisti lavora senza sosta. Deloitte
presenta una relazione top secret, che evidenzia e
classifica diverse tipologie di criticità delle norme ancora
in vigore: è cronico il rischio di trasferimento illecito di
denaro, è evidente la mancanza di trasparenza, è possibile
il furto di somme da parte del personale, è generalizzata
l’assenza d’identificazione delle parti nei trasferimenti.
Insomma, un lungo elenco di pericoli sempre
sottovalutato.
A settembre del 2010 arrivano due pessime notizie. La
Banca d’Italia invia una circolare a tutti gli istituti di
credito del paese, invitandoli a verificare con attenzione
ogni operazione che vede lo Ior come controparte, e a
segnalare quelle sospette. Proprio da una di queste
segnalazioni, effettuata qualche mese prima, è partita
un’indagine della procura di Roma per riciclaggio. Nel
mirino degli inquirenti ci sono trasferimenti per 23
milioni di euro da un conto che la banca vaticana aveva
acceso al Credito Artigiano verso depositi presso la banca
J.P. Morgan a Francoforte.
È la classica operazione che segue lo schema prima
descritto, tanto caro all’istituto vaticano. Ma stavolta
qualcosa si è rotto. Per sempre. C’è un fatto nuovo: un
istituto di credito che lavora con lo Ior (il Credito
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