Page 146 - Peccato originale
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Artigiano, in questo caso) ha mandato una segnalazione a
Banca d’Italia che ha girato il dossier ai magistrati. È stata
avviata un’inchiesta. La procura ha rotto gli indugi,
lanciando un segnale forte e inconsueto oltretevere. Sotto
indagine finiscono Gotti Tedeschi, il direttore Cipriani e il
suo vice, Massimo Tulli. Il presidente riesce a dimostrare
che nulla sa di quell’operazione, tanto da essere prosciolto
su richiesta dei pm: il consiglio di non interessarsi ai
titolari dei conti e delle operazioni, ricevuto un anno
prima, si rivela profetico e lo salva. Gli altri dirigenti a
processo subiranno lievi condanne e usciranno di scena
con l’elezione di Francesco. Sarà una delle prime mosse
del nuovo pontefice, che toglierà visibilità e ruoli di
comando a figure poco presentabili, e a chi, come Cipriani,
è sotto inchiesta. La vecchia guardia arretra. Il primo
luglio 2013 si dimetteranno sia Cipriani che Tulli,
lasciando posto a Rolando Marranci che, nel novembre
successivo, sarà nominato nuovo direttore. Ma la
primavera finanziaria è tutt’altro che compiuta.
Ratzinger: «Nulla da nascondere e non
nascondiamo nulla»
In quei giorni di fine 2010 Benedetto XVI è scuro in volto,
turbato da queste notizie e dalla reazione dei media, che
rischia di portare la Santa sede a rivivere i drammi del
passato. Grazie alle testimonianze ora raccolte emerge
anche un elemento che va evidenziato: Ratzinger indica ai
suoi uomini di fiducia di reagire, collaborando
ampiamente con la magistratura. In particolare,
conversando con il suo assistente, Benedetto XVI più volte
e con poche parole fa capire che bisogna chiudere l’epoca
del muro contro muro. Una sua frase esce
dall’appartamento pontificio e si diffonde in curia: «Noi
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