Page 149 - Peccato originale
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in tutto. Nicora, grazie ad anni di esperienza, ha maturato
una conoscenza profonda dei risvolti bui delle finanze
vaticane. Sa dove andare a controllare e cosa chiedere.
Appena inizia ad attuare le procedure, ecco che si ergono
muri e si alzano scudi e steccati. Incominciano a emergere
i primi conflitti con chi detiene i conti e agisce sui mercati
finanziari. Uffici che non hanno nessuna intenzione di
farsi monitorare da questo nuovo organismo, troppo
abituati come sono a rispondere sostanzialmente solo al
loro cardinale di riferimento o, al massimo, al segretario
di Stato. Un’amministrazione che funziona a
compartimenti stagni. Inevitabilmente s’incrociano le
spade, tutto lontano dai riflettori dei media. Una guerra
che solo oggi può essere raccontata nella sua interezza.
Nicora cerca consensi. Si rafforza portando nel consiglio
dell’Aif, oltre a Condemi come suo vice, anche personaggi
di rilievo nella nomenclatura vaticana: tra questi, il
giurista Giuseppe Dalla Torre del Tempio di Sanguinetto,
presidente del Tribunale dello Stato della Città del
Vaticano. Nel frattempo l’Aif bussa ai diversi dicasteri:
Apsa, Propaganda Fide, fino a intercettare fondazioni
semisconosciute. Parte un confronto serrato con vari
soggetti che devono dimostrare di attuare le nuove
procedure di trasparenza. Da quanto si riesce a ricostruire,
i primi a mettersi di traverso sono l’Apsa, retta dal
cardinale ligure Domenico Calcagno, e la direzione dello
Ior, con Tulli e Cipriani, all’epoca sotto inchiesta, collegati
direttamente a Bertone. Allo Ior – tra l’altro – i dirigenti si
trovano davanti un lavoro immane. La legge indica che
ogni titolare di conto va identificato. Ed è un’operazione
dannatamente difficile, perché spuntano sigle, fondazioni,
nomi di copertura, possibili prestanome. Proprio al
segretario di Stato arrivano le lamentele quotidiane dagli
esponenti di riferimento dei vari dicasteri economici. L’Aif
continua la sua missione, chiede dati, informazioni
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