Page 140 - Peccato originale
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potere di quel mondo finanziario che pensa solo
all’arricchimento, creando di conseguenza fortissime
diseguaglianze, aggravate dalla crisi economica che ha
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colpito i mercati più ricchi. Il testo sarà pubblicato nel
giugno del 2009, proprio quando il progetto di un rapido
repulisti allo Ior inizia a delinearsi, e comincia a trapelare
il nome del collaboratore di Ratzinger, ritenuto l’uomo
giusto per la presidenza dell’istituto. 11
Per Benedetto XVI i soldi e la finanza sono strumento
per evangelizzare il mondo, per aiutare la Chiesa ad
assolvere il suo compito. Su queste posizioni il legame con
il banchiere si rafforza. Gotti Tedeschi mette a
disposizione della curia competenze finanziarie
qualificate, indispensabili per affrontare concrete
emergenze, come quelle che segnano in quel periodo i
bilanci della Santa sede. Dall’attivo di 3,1 milioni nel 2006
si è passati, nel 2007, a un passivo da 13,5 milioni,
arrivando ai 15 milioni di disavanzo del 2008.
Il legame tra Gotti Tedeschi e le finanze vaticane conta
un precedente importante. Oltre a collaborare con
Ratzinger alla stesura dell’enciclica, negli anni 2007-2008
il professore ha già fatto parte di un organo ad hoc 12
chiamato a rivedere i conti del Governatorato, a risanare
deficit e razionalizzare altri aspetti di carattere finanziario.
Il Governatorato della Città del Vaticano è, in pratica, il
governo dello Stato, deve amministrare i fatti di ordinaria
e straordinaria amministrazione, gestendo entrate e
uscite. Fino a quel momento le entrate (Musei vaticani,
numismatica e filatelia) avevano pareggiato le uscite
(personale, manutenzioni e acquisti). Ma ora era
comparsa qualche crepa. In particolare, Gotti Tedeschi si
concentra sulla ristrutturazione di due fondi
d’investimento che perdevano somme considerevoli:
quello del Governatorato e il Fondo Paolo VI, che
gestivano ciascuno portafogli da circa 200 milioni. I buchi
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