Page 138 - Peccato originale
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fu addirittura definito «una leggenda» dal settimanale
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cattolico «Famiglia Cristiana». Un personaggio mitico,
che tutti ancora oggi ricordano. Entrato all’istituto nel
1947 come semplice impiegato, 6 Scaletti ne ha
rappresentato la memoria storica. Dalla mattina presto
girava negli uffici, verificando operazioni e investimenti.
In tasca teneva un prezioso taccuino con nomi, numeri e
corrispondenza dei conti più riservati, che costituivano la
spina dorsale della banca vaticana. «Se parlo io –
ammoniva ogni tanto – crolla l’Italia.» Mantenne questa
posizione apicale fino al primo ottobre 2007, quando andò
in pensione, a ben ottant’anni compiuti, per non più
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celabili limiti di età. «Con i segreti che conosceva – era la
battuta che circolava tra i prelati – è già tanto che lo
abbiano lasciato uscire dallo Ior ancora in vita e non con i
piedi davanti.»
Da chi poteva essere sostituito? Chi poteva assicurare
assoluto silenzio, discrezione e fiducia? «Non era facile
raccogliere una simile eredità [di Scaletti, nda] – scrive
“Famiglia Cristiana” – e sostituire una personalità del
genere, che aveva conquistato nei decenni la fiducia non
solo dei suoi superiori ma di cardinali come Tardini,
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Samorè, Casaroli, Sodano e Ratzinger.» Cipriani diventa
il candidato di riferimento: già allievo di Scaletti,
sostenuto da Geronzi, manager competente e con ottime
esperienze internazionali a New York, Londra e
soprattutto in Lussemburgo, dove ha svolto la funzione di
broker proprio per lo Ior, uomo molto devoto alla Chiesa,
è lui la persona giusta per quell’incarico. Così, dal 2007,
Cipriani è il dirigente di assoluta fiducia della segreteria di
Stato, con una posizione strategica e una conoscenza
capillare delle tante operazioni e soprattutto dei clienti che
ogni giorno si affacciano agli sportelli dell’istituto.
Caloia, certo, ci ha provato. È dall’elezione di Benedetto
XVI, nell’aprile del 2005, che il successore di Marcinkus
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