Page 116 - Peccato originale
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essere un pessimo banchiere ma almeno non sono in
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galera». Anche se il mandato di cattura viene bocciato in
Cassazione, il provvedimento, insieme al successivo
sviluppo delle indagini su Calvi compiuto dal pubblico
ministero Pier Luigi Maria Dell’Osso, spinsero Wojtyła e il
segretario di Stato dell’epoca Agostino Casaroli a far
pressioni sempre più insistenti sul presidente dello Ior,
chiedendogli un passo indietro. Si dimetterà nel 1989. 9
Fino al 1996, da ex presidente, Marcinkus rimane in
Vaticano. «Teme che uscendo possa venire arrestato»
mormorano i detrattori nei sacri palazzi, forse con qualche
ragione: se fosse uscito dal piccolo Stato, avendo perso il
ruolo di potere ricoperto per anni, sarebbe potuto finire
oggetto di qualche misura cautelare. Terminate le
turbolenze giudiziarie dell’Ambrosiano, nel 1997 il prelato
forse più scomodo della Chiesa si trasferisce a Sun City, in
Arizona: va a fare il parroco, come tanti altri anziani
sacerdoti. Con Marcinkus, nel 1989, avevano lasciato lo
Ior anche i suoi collaboratori, Luigi Mennini e Pellegrino
de Strobel, finiti sui giornali e nel mirino della
magistratura. Ma tutta la struttura di comando della
banca rimase immutata. Dopo vent’anni di
amministrazione spregiudicata, condotta all’insegna della
più totale impunità, era difficile che quell’istituto di
credito potesse cambiare rapidamente.
Marcinkus lascia la banca, De Bonis diventa prelato
dell’istituto e concede alcune interviste per smarcarsi dal
vecchio presidente e suo protettore, nel frattempo
sostituito da Angelo Caloia, cattolico lombardo molto
vicino al banchiere Giovanni Bazoli, scelto nel giugno del
1989 da Giovanni Paolo II per le apprezzate virtù e per
mettere finalmente una pietra tombale su un passato
troppo scomodo e ingombrante, che tanto aveva
compromesso l’immagine del Vaticano.
È un’ingenuità o un atto di malafede pensare che lo Ior,
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