Page 118 - Peccato originale
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storicamente accertata. Quel deposito costituisce invece e
purtroppo il perno più occulto dell’operazione portata
avanti proprio all’interno della banca vaticana per pulire e
distribuire la tangente più grande mai scoperta nella storia
d’Italia, con le provviste che entravano all’istituto in titoli
di Stato e da qui venivano trasformate da monsignor De
Bonis in denaro liquido, da dirottare sui conti di politici e
intermediari, come Sergio Cusani, imputato e condannato
nel processo-simbolo di Mani pulite.
Tutto ciò avviene nonostante sia arrivato Caloia alla
presidenza dell’istituto: il volto pulito scelto per
dimenticare un passato troppo imbarazzante.
Un’operazione di restyling ma di sola facciata, che serve a
rendere più presentabile lo Ior alleggerendo così le
pressioni dei media. In realtà, gli anni bui proseguono.
Caloia, su indicazione del cardinale Casaroli, da una parte
cerca di arginare le attenzioni dei pubblici ministeri
milanesi predisponendo risposte fuorvianti per contenere
l’inchiesta sulla maxitangente, dall’altra tenta di non farsi
travolgere da quel sistema criminale radicato dai tempi di
Paolo VI. Deve essere stata un’autentica umiliazione, per
lui, scoprire che nel corso della sua presidenza, a sua
insaputa, si riciclavano miliardi di tangenti. Come
approfondito già in Vaticano S.p.A., Caloia scoprirà che
tra l’89 e il ’93, sui diciassette conti principali che De
Bonis aveva via via aperto all’istituto, vengono compiute
operazioni per oltre 310 miliardi di lire, circa 300 milioni
di euro di oggi. Solo i depositi e i ritiri in contanti
superano i 110 miliardi. 10 È questa la verità ormai
accertata dello Ior parallelo, un gigantesco sistema
clandestino costruito negli anni del dopo-Marcinkus.
De Bonis sfruttò l’entrata in scena di Caloia e il vuoto di
potere successivo alle dimissioni di Marcinkus per
rafforzarsi, gestendo somme da capogiro. La reazione da
parte dei contabili perbene dello Ior fu di totale
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