Page 119 - Peccato originale
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disorientamento: «Il nuovo – rivelano alcune fonti sentite
                per questo libro – era peggio del vecchio. Alcuni uomini

                non erano cambiati, gli affari erano gestiti con metodi più
                sofisticati  ma  venivano  portati  avanti  senza  alcuna

                remora». De Bonis si presentava a tutti con il profilo del
                sacerdote modesto e generoso. Quando qualche lucano si
                recava in banca, lo accoglieva con calore. Apriva il primo

                cassetto  della  scrivania  e  ai  più  giovani  domandava:
                «Quanto  tempo  rimani  a  Roma?».  E  regalava  qualche

                banconota  per  le  piccole  spese.  In  banca  ripeteva  spesso
                una  battuta:  «Sono  casto,  ma  non  ho  mai  fatto  voto  di
                povertà!». Eppure ostentava distacco dal denaro, con un

                vezzo inconsueto: non toccava quasi mai i soldi o, meglio,
                maneggiava  solo  le  banconote  appena  stampate,  quelle

                usate  nemmeno  le  sfiorava.  Diceva  che  poteva  prendere
                qualche infezione.

                    C’è da chiedersi, allora, a cosa è dovuto l’errore di Von
                Freyberg,  vista  anche  la  posizione  sempre  cristallina  e

                l’ottima  reputazione  di  questo  banchiere,  che  era  stato
                scelto in extremis da Benedetto XVI, dopo l’annuncio della
                rinuncia,  per  depotenziare  l’influenza  della  curia  italiana

                sulle finanze vaticane. La domanda è rilevante, perché la
                riunione  di  cui  abbiamo  raccontato  si  svolge  in  un

                momento  cruciale.  Sono  i  primi  mesi  del  pontificato  di
                Francesco. Il papa deve individuare le priorità e scegliere i

                suoi collaboratori, che saranno decisivi per portare avanti
                le  riforme  annunciate.  Von  Freyberg  da  una  parte

                denuncia l’alta gerarchia vaticana che ha deliberatamente
                lasciato  lo  Ior  libero  di  portare  avanti  affari  senza
                trasparenza, dall’altra nega il conto di Andreotti. Perché?

                È  possibile  che  lo  abbia  fatto  in  assoluta  buonafede.
                Probabilmente  gli  hanno  nascosto  la  verità,  per  farlo

                arrivare  disinformato  a  quel  consesso  e,  quindi,
                delegittimarlo  agli  occhi  di  Francesco.  Un  modo  sottile,
                subdolo, per indebolirlo e quindi renderlo inaffidabile agli




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