Page 122 - Peccato originale
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aperto da Caloia, ovvero la complessa operazione di blocco
dei conti correnti sospetti, una volta che le attività illegali
compiute allo Ior erano emerse dalle indagini delle
procure italiane. Tra i documenti contabili analizzati
assume rilievo l’elenco interno di ben quarantasei depositi
bloccati al 20 giugno 1994, sui quali erano state versate
somme per oltre 43 miliardi di vecchie lire (vedi tabella).
Una lista consistente, dove troviamo di tutto. Ci sono
depositi legati allo Ior parallelo di monsignor De Bonis:
quello del costruttore Domenico Bonifaci (24 miliardi), il
fondo San Serafino della famiglia Ferruzzi (1,4 miliardi) e
lo stesso conto fondazione Francis Spellman con saldo
congelato di oltre 7 miliardi di vecchie lire. Ma vengono
sequestrati anche altri conti insospettabili. A iniziare dal
numero 051 3 00336, intestato alla Segreteria particolare
di papa Paolo VI, sul quale sono depositati solo 2 milioni e
mezzo di vecchie lire. Spiccioli rispetto al sorprendente
giro di denaro analizzato nei precedenti capitoli. Perché
dunque bloccarlo? Evidentemente qualcuno lo aveva
alleggerito prima dell’intervento di Caloia. Ma l’aspetto
rilevante è un altro. Il sequestro è la prova che su quel
deposito, così vicino a Paolo VI, tanto che il papa era
indicato nell’intestazione, erano passate somme sospette.
Sospetti che avevano convinto la presidenza a congelarlo.
Si ripropone qui la stessa domanda sollevata in
precedenza: si tratta di un deposito che la segreteria di
Paolo VI, e quindi monsignor Macchi, utilizzava a titolo
personale, all’insaputa del pontefice, oppure le somme
venivano movimentate con il suo benestare? Ancora:
Macchi e Montini potevano ignorare quei giri di denaro?
Un’ipotesi poco credibile. Se così fosse sarebbe da spiegare
perché qualcuno allo Ior si assumeva rischi tanto alti,
usando addirittura il conto corrente del segretario del
papa. Sarebbe stato molto più semplice e sicuro depositare
i soldi su uno dei tanti conti fittizi che venivano aperti e
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