Page 112 - Peccato originale
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meno 1400 persone che non entra in modo stretto in questo mondo
cattolico, sono le missioni diplomatiche, diplomatici, ex diplomatici
presso la Santa sede, non i nostri, gli altri che vengono da noi, e sono
ex relazioni della Santa sede: questo è un gruppo molto diverso… [Ci
sono, nda] tante eredità, […] in più anche per ragioni tradizionali
abbiamo questa clientela. Gestiamo più o meno 7 miliardi, 5 miliardi
sul nostro proprio bilancio e 2 miliardi con terzi. L’utenza depone da
noi i suoi fondi e noi li investiamo soprattutto in titoli di Stato e con
altre banche. Facciamo pochissimo credito, con un bilancio di 5
miliardi abbiamo solo un credito di 25 milioni. Il nostro principale
ruolo è di proteggere il patrimonio, nient’altro, così da noi non si
fanno operazioni di swap o di hedge fund. È solo un’attività di
protezione patrimonio. C’è un secondo servizio che rendiamo, e
questo è il servizio di pagamento importante per gli utenti,
soprattutto per le congregazioni che hanno tante attività nel mondo.
Il banchiere ogni tanto compie qualche errore in italiano:
dice «pensionisti» al posto di «pensionati», «diplomati»
al posto di «diplomatici», Bertone interviene per
correggerlo, strappando mezzi sorrisi ai porporati. Ma
l’atmosfera rimane tesa. Von Freyberg sa che deve ancora
affrontare la questione più spinosa. È quasi certamente la
prima volta che un presidente della banca vaticana di
fronte a una platea così qualificata, con il pontefice, il
segretario di Stato e i cardinali più influenti della curia,
s’inoltra a parlare del delicatissimo tema del riciclaggio.
Quando sono arrivato era chiaro da dove cominciare. Ci sono due
grandi elementi: uno è l’attività illegale dei nostri clienti, che si
chiama oggi anti money laundering [riciclaggio, nda], e l’altro è la
comunicazione. Infatti i due argomenti sono molto intrecciati l’uno
con l’altro. Sui nostri utenti la mia osservazione personale, oggi…
insomma… come oggi… ehm…, la mia osservazione personale è
questa: fino al primo aprile 2011 non c’era una legge vaticana che
riguardava l’antiriciclaggio. Fino a quel momento lo Ior gestiva i suoi
affari come pensavano giusto, e come lo pensava desiderato dai suoi
superiori. Questo è cambiato il primo aprile 2011, con una legge [la
prima legge antiriciclaggio nello Stato vaticano, nda] che non è stata
molto spiegata allo Ior. Cioè c’era una legge, ma non c’era un
training, un regolamento per metterla in pratica [in modo, nda]
molto preciso. Il risultato è che negli ultimi due anni ci sono state
transazioni non conformi alle regole e non sono sempre state
riportate in tempo.
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