Page 110 - Peccato originale
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terzo piano del palazzo apostolico, tra l’appartamento
ormai chiuso di Benedetto XVI e la segreteria di Stato. 2
Bergoglio li osserva uno a uno. La maggioranza dei
cardinali presenti aveva certo votato per lui, ma molti solo
all’ultimo scrutinio, quando i vertici della curia erano stati
chiamati ad allinearsi alla linea emersa in conclave. Von
Freyberg entra e sembra come cercare lo sguardo del
papa. Il santo padre rimane impassibile. In sala c’è chi
osserva questo avvocato, banchiere e uomo d’affari con
curiosità, chi con interesse, chi con aria di sfida e chi,
come lo stesso Bertone, con ostentata indifferenza. Von
Freyberg porta nervosamente la mano agli occhiali e si
avvicina al microfono.
Le ragioni che animavano l’interesse della curia erano
due. La prima, più superficiale, radicata in quella malizia
pettegola ben radicata nella Santa sede, riguardava il
passato del banchiere. Fino a poco prima Von Freyberg
era stato infatti presidente della Blohm+Voss, industria
cantieristica navale tedesca con sede ad Amburgo,
impegnata dai tempi della Wehrmacht nazista nella
fabbricazione di navi militari e sottomarini da guerra.
Quel banchiere dall’aria apparentemente mite, dallo stile
sobrio ed elegante, non era certo un guerrafondaio, ma i
precedenti incarichi favorivano l’ironia tagliente dei
porporati, che non lesinavano battute affilate.
La seconda ragione riguardava un’intervista
quantomeno audace che Von Freyberg aveva da poco
rilasciato al «New York Times». «Non posso fare
commenti sui singoli clienti – aveva dichiarato,
annunciando tolleranza zero contro il riciclaggio di denaro
– ma posso dirle che ho preso i nomi indicati sui giornali e
ho controllato personalmente. Non ho trovato neanche
uno di questi nomi. Quel boss della mafia, quel politico,
Osama bin Laden. Nessuno ha conti con noi né sono
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delegati di qualche conto». L’indomani, a Radio
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