Page 70 - Io vi accuso
P. 70

Io vi accuso di concorrenza sleale: i Confidi



          Un altro segnale inequivocabile del premeditato progetto di distruzione di
          massa  delle  piccole  imprese  da  parte  del  sistema  bancario  è  il  mutato

          rapporto degli istituti, così come già visto per le agenzie immobiliari, con i
          Confidi,  che  da  anni  svolgono  un  ruolo  fondamentale  nella  dinamica  del
          credito alle aziende agevolandone l’accesso con la loro funzione di garanzia.
          I  Confidi  (acronimo  di  Consorzio  di  garanzia  collettiva  dei  fidi)  sono

          disciplinati  dalla  legge  e  garantiscono  normalmente  il  50  per  cento  del
          finanziamento concesso da una banca, che si accolla il rischio solo per la
          parte restante. Nascono come espressione delle associazioni di categoria di
          industriali, commercianti e artigiani e si basano su principi di mutualità e

          solidarietà.  Fino  al  2008,  con  l’avallo  e  la  consapevole  complicità  degli
          istituti,  hanno  dato  un  notevole  contributo  allo  sviluppo  del  credito  nei
          confronti  delle  piccole  imprese  che  non  avevano  i  requisiti  per  poter
          accedere ai finanziamenti bancari.

              I Confidi, infatti, garantiscono i prestiti erogati tramite i fondi consortili
          (alimentati  sia  da  risorse  pubbliche  sia  dai  contributi  degli  imprenditori
          associati)  disposti  presso  banche  convenzionate.  Dal  1994  al  2008,  cioè
          negli  anni  precedenti  alla  crisi,  essi  rappresentavano  un  grande  business

          per  gli  istituti  che  vedevano  incrementare  i  livelli  di  raccolta  del  denaro
          proprio  per  effetto  del  deposito  dei  fondi.  Nel  2007  i  Confidi  nel  nostro
          paese  erano  circa  700  (contro  i  20  della  Germania  e  i  3  della  Francia),
          avevano intermediato finanziamenti garantiti per circa 50 miliardi di euro e

          davano lavoro a oltre diecimila persone.
              Tutti noi manager bancari sapevamo che i Confidi avevano (e hanno) un
          portafoglio di clienti – e quindi di garanzie – composto da soggetti deboli,
          di piccole dimensioni, maggiormente esposti a crisi finanziarie come quella

          che poi è esplosa. Ne eravamo coscienti ma business is business. Se veniva
          un  imprenditore  a  chiedere  un  finanziamento  eravamo  i  primi  a  fargli
          capire che era preferibile rivolgersi a un Confidi che poi avrebbe canalizzato
          l’operazione presso di noi. Al cliente non veniva detto però che l’iscrizione a

          un  consorzio  costava  complessivamente  (tra  le  varie  commissioni  e
          contributi)  circa  il  10  per  cento  dell’importo  richiesto,  di  cui  una  parte
          veniva retrocessa all’istituto. Il Confidi, a sua volta, ricambiava la cortesia
          della segnalazione «convincendo» il correntista a comprare, per esempio,

          una polizza assicurativa, e il cerchio si chiudeva. Poi la favola si è interrotta.
          Da  circa  otto  anni,  contemporaneamente  alla  recessione  economica,  i
          consorzi  stanno  subendo  danni  ingenti  a  causa  della  loro  stessa  unica
          missione: garantire le imprese più deboli e di conseguenza «costringere» le

          banche,  secondo  i  criteri  di  Basilea,  a  fare,  nonostante  la  garanzia,  più
   65   66   67   68   69   70   71   72   73   74   75