Page 23 - Avarizia
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chiare, target chiari, mancano sistemi di misurazioni delle

          performance,” si legge nel documento sul Vam (Vatican Asset
          Management) del 2014. In un altro report si riassume che l’Apsa,
          per diventare la nuova banca centrale vaticana, deve fare ancora

          molta strada. “Attualmente è un ibrido che svolge diverse funzioni.
          Ci sono una serie di inefficienze, rischi reputazionali, rischi
          finanziari, rischi di perdite di ricavi (soprattutto nel real estate,
          come vedremo) e rischi operativi, poiché la mancanza di procedure
          robuste potrebbe portare facilmente a pratiche illecite e frodi.”

          Proprio così: come allo Ior, anche all’Apsa “dall’analisi dei conti sono
          emersi rischi di riciclaggio di denaro e frode”. Una notizia choc, per
          chi sperava che il Vaticano potesse mettersi in ordine attraverso la

          sola riforma dello Ior. Promontory, la società americana di
          consulenza che ha fatto le pulci ai conti dello Ior e ai bilanci degli
          enti vaticani, ha elencato per l’Apsa ben novantadue
          raccomandazioni, “che se attuate dal prossimo futuro
          migliorerebbero notevolmente la situazione corrente. Devono

          essere attuate con molta urgenza”.
             C’è infine un dato che la Cosea non segnala nel documento in
          possesso di chi scrive, ma presente nel bilancio dell’Apsa ed

          essenziale per capire l’entità degli sprechi e della spending review
          che il papa ha annunciato di effettuare sui vari dicasteri: i costi della
          curia vaticana, solo nell’anno di grazia 2013, hanno provocato nei
          conti dell’organismo un buco di 77 milioni di euro, coperto grazie a
          un contributo diretto dell’Apsa stessa e a un “contributo della

          segreteria di Stato” di 55 milioni di euro.
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