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istituzionale è la promozione della Pontificia università lateranense”.
Il rapporto Moneyval, l’organismo del Consiglio d’Europa
chiamato a valutare la conformità degli Stati alle normative
internazionali antiriciclaggio, ha svelato che quasi tutte le
fondazioni canoniche hanno un conto allo Ior: gli esperti della Ue
hanno trovato al torrione della banca vaticana cinquanta titolari e
per questo hanno chiesto che anche le fondazioni fossero sottoposte
al controllo dell’Autorità di informazione finanziaria del Vaticano, al
pari dello Ior e dell’Apsa. “Poiché queste fondazioni giocano un
ruolo significativo nel finanziamento delle attività dello Stato della
Città del Vaticano e delle opere sociali e religiose della Santa Sede,”
si legge al paragrafo 326 del Rapporto aggiornato a fine 2011 e
pubblicato nel 2012, “come tali devono essere al di sopra di ogni
sospetto, e l’Aif dovrebbe avere indiscutibile accesso a tutte le
rilevanti informazioni tenute da queste fondazioni.” Non sappiamo
se l’Aif abbia già messo il naso nelle movimentazioni dei conti, ma
una cosa è certa: Francesco – in un motu proprio dell’8 agosto del
2013 – ha deciso che la legislazione antiriciclaggio deve riguardare
ogni ente giuridico vaticano, non solo banche e dicasteri, ma anche
le organizzazioni senza scopo di lucro “aventi personalità giuridica
canonica e sede nello Stato della Città del Vaticano”.