Page 21 - Avarizia
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Paolo II. Un’operazione che servì a risanare le finanze della Santa

          Sede, che al tempo versavano in condizioni difficili. Quando il
          cardinale venezuelano entrò all’Apsa, infatti, fu costretto a una serie
          di operazioni eccezionali, necessarie a coprire i disastri finanziari

          causati dal ras dello Ior Paul Marcinkus e dallo scandalo del crac del
          Banco Ambrosiano, che prosciugò parte importante della liquidità
          della Santa Sede investita nell’istituto meneghino di cui aveva la
          maggioranza.
             Oltretevere il rosso a fine anno era risultato fisso, tanto che il

          deficit dello Stato sfiorò, nel 1990, i 100 miliardi di lire. Figlio d’arte
          (lo zio era l’arcivescovo di Caracas), educato dai salesiani di don
          Bosco, il cardinale venezuelano fu nominato con l’obiettivo

          prioritario di risanare i conti. Temuto, potente e carismatico (dietro
          le mura circola ancora il detto che l’acronimo della targa delle auto
          vaticane SCV si scioglie in “Se Castillo Vuole”), il sudamericano tra il
          1989 e il 1995 riuscì a diventare contemporaneamente capo
          dell’Apsa, presidente della Pontificia commissione per lo Stato della

          Città del Vaticano e presidente della Commissione cardinalizia di
          supervisione sulla Banca vaticana.
             Castillo Lara all’Apsa riuscì a ristrutturare il disavanzo che

          affliggeva i sacri palazzi da un quarto di secolo tagliando costi,
          costringendo le diocesi nel mondo a contributi rilevanti, vendendo
          pezzi pregiati dell’argenteria di famiglia (l’oro conservato all’Apsa,
          in primis) e investendo con oculatezza assai profittevole i miliardi
          della banca che presiedeva. Operazione riuscita: se nel 1991 la

          Santa Sede chiudeva un annus horribilis con un buco da 100
          miliardi e 748 milioni di lire, nel 1993 la cura di Castillo Lara portò a
          un primo attivo da 2,4 miliardi di lire. Un capolavoro reso possibile,

          pure, da colpi di teatro, e invenzioni come la fondazione
          “Centesimus Annus – Pro Pontifice”, fortemente voluta dal
          sudamericano e da Giovanni Paolo II. Creata nel 1993 con l’obiettivo
          dichiarato di promuovere attraverso opere e convegni i valori
          cristiani esposti dal pontefice nelle encicliche, l’organismo nasce

          come un think-tank a stelle e strisce, una lobby in cui prelati e
          monsignori incontrano imprenditori romani e finanzieri cattolici.
          Castillo e l’amico Andrea Gibellini (al tempo manager della Popolare

          di Bergamo, fu piazzato da Castillo Lara come nuovo direttore
          generale dello Ior) riuscirono ad affiliare alla fondazione la Cariplo,
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