Page 19 - Avarizia
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dai segretari gli inquilini vip e spiegandogli che, alla fine del
contratto, la retta annuale sarà innalzata ai prezzi di mercato.
Gli affitti troppo bassi e quelli di favore sono infatti uno dei punti
critici analizzati dalla Cosea. Perché, se l’impero immobiliare ha
permesso al Vaticano di raggiungere, nel 2013, “un reddito totale
da locazione di 88 milioni di euro, dei quali 65 milioni compresi nel
conto economico della Santa Sede e due milioni nel conto economico
consolidato della Città Stato Vaticano”, molto si potrebbe ancora
fare per migliorare le entrate. “Prima di tutto,” spiegano i membri
della Commissione, “si è osservata duplicazione di attività tra le
venti istituzioni che gestiscono beni immobiliari. Esistono inoltre
importanti mancanze strategiche: canoni di locazione molto bassi
(incremento potenziale del reddito di almeno 25-30 milioni senza
impatto sull’impegno della Santa Sede nell’offrire appartamenti a
bassi canoni ai dipendenti); uso inefficiente delle unità (per esempio
la Libreria editrice vaticana possiede un grande magazzino in un
edificio prestigioso in piazza San Calisto); nessuna gestione del
tasso di rendimento e nessuna trasparenza sul valore di mercato dei
beni.” Critiche durissime. Soprattutto contro favoritismi e
raccomandati di ogni risma: i membri della commissione
sottolineano infatti che ci sono dipendenti che rimangono dentro le
case dell’Apsa o di Propaganda Fide a prezzi di favore anche “otto
anni dopo il termine del loro impiego” nella Santa Sede, mentre
troppo facilmente gli inquilini riescono a ottenere “una riduzione sul
canone su richiesta specifica”.