Page 15 - Avarizia
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aperta nel 1931 da Nogara per conto del Vaticano in Lussemburgo
e chiamata “Le Groupement Financier Luxembourgeois”, che risulta
essere stata chiusa nel 1939. Non trattava solo immobili, ma anche
flussi finanziari e investimenti in giro per il mondo: già allora nei
futuri paradisi fiscali vigevano norme assai favorevoli dal punto di
vista fiscale e gestionale, e la Chiesa se ne servì “per operare,”
chiosa ancora Pegrari, “con maggiore speditezza”. Infine in Italia,
oltre allo sterminato forziere di Propaganda Fide, l’Apsa controlla
pure le società Sirea e Leonina, che a bilancio hanno ricavi per circa
16 milioni.
Ma l’Apsa a Roma è proprietaria di migliaia di appartamenti (in
tutto il Vaticano nella Capitale ne conta circa 5000, ma non sanno
nemmeno loro quanti ne posseggono in totale: in un altro studio
della prefettura degli Affari economici si evidenzia tra le criticità
dell’Apsa l’assenza di bilanci che mostrino il patrimonio immobiliare
nella sua completezza) che valgono cifre importanti. Nel 2013 l’Apsa
ha segnato in bilancio tre voci distinte: le proprietà in Inghilterra
per 25,6 milioni, quelle in Svizzera per 27,7, mentre case, negozi,
palazzi e appartamenti in Italia e in Francia per appena 342 milioni.
Ma in Vaticano sanno bene che si tratta di una cifra sottostimata. Se
gli investimenti inglesi valgono a bilancio solo 25 milioni di sterline
(secondo l’inchiesta del “Guardian” agli attuali prezzi di mercato i
palazzi del centro di Londra varrebbero 500 milioni di sterline, venti
volte di più di quanto segnato dai contabili del papa), il documento
interno della Cosea fa chiarezza sul punto, specificando che il
portafoglio contabile Apsa deve essere moltiplicato per ben sei volte.