Page 20 - Avarizia
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Una montagna di soldi
Oltre all’immenso real estate, il Vaticano possiede azioni, liquidi,
obbligazioni, suoi e per conto terzi, e asset finanziari che valgono
tra gli otto e i nove miliardi di euro in totale. Di cui, si legge nel
documento che ipotizza la creazione del Vatican Asset Management,
“l’85 per cento investiti in azioni, il 5 per cento in conti bancari, il 5
per cento in fondi esterni, il 3 per cento in obbligazioni e un 1 per
cento in oro e materie prime”. Gran parte della montagna di denaro
del Vaticano è conservata allo Ior e all’Apsa, l’ente che Bergoglio
vorrebbe trasformare in una banca centrale.
Partiamo da qui. Oggi le chiavi della sua cassaforte sono
conservate nelle tasche dal cardinale Domenico Calcagno, uno degli
ultimi bertoniani rimasti in circolazione nel nuovo regno di
Francesco. A differenza dell’Istituto per le opere di religione, il
bilancio non è di dominio pubblico. Almeno finora. Leggendo la
sintesi del bilancio, si scopre che l’ente ha attivi per 998 milioni di
euro (anno 2013), e che il portafoglio investimenti in euro ha
superato nel 2013 la bellezza di 475 milioni, a cui bisogna
aggiungere investimenti in titoli per 137 milioni di dollari, 33 milioni
di sterline inglesi e 17 milioni di franchi svizzeri. L’Apsa si muove
come un istituto di credito, e risulta abbia prestato un sacco di soldi
in giro: alla voce “crediti verso le banche” ci sono infatti 162,7
milioni di euro, 24,5 milioni di dollari, 8 in sterline, 4,5 in franchi
svizzeri e ben 29,2 in yen.
Leggendo i dati dell’anno 2013 si scopre che l’Apsa detiene oro
per “30,8 milioni: la voce corrisponde a 32.232 once in lingotti e a
3122 once d’oro monetato. Il valore è diminuito di 12,4 milioni di
euro rispetto all’esercizio precedente”. Un valore che, mentre
scriviamo, è nuovamente cresciuto, ed è – a fine 2015 – superiore ai
40 milioni. Anche lo Ior (spulciando il bilancio 2014, questo invece
pubblico) conserva lingotti per 33 milioni di euro, depositati presso
la Federal Reserve e il caveau sotto il torrione.
Qualcuno, però, sospetta che si tratti di dati parziali, e che altra
parte delle riserve auree del Vaticano sia oggi conservata nei
forzieri svizzeri e in Inghilterra. Sono però solo speculazioni: parte
cospicua del metallo giallo è stata venduta tra gli anni novanta e
l’inizio del nuovo secolo dal cardinale Rosalio José Castillo Lara, ex
presidente dell’Amministrazione dal 1989 vicinissimo a Giovanni