Page 139 - Avarizia
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amministrativo Antonio Cicchetti, gentiluomo del papa, che è stato

          la figura di riferimento nel Gemelli fino al 2010, sono sempre state
          condivise da Tettamanzi e dalla stragrande maggioranza del
          consiglio del Toniolo.

             Sconfitti i bertoniani e preso il comando, però, Scola e il
          successore di Ornaghi, Franco Anelli, cambiano strategia,
          affidandosi mani e piedi al nuovo direttore amministrativo, Marco
          Elefanti, chiamato a mettere una toppa già a fine 2010. In cinque
          anni il professore che insegna alla Cattolica e alla Bocconi riesce a

          chiudere un patto con la Regione Lazio e il governo italiano: in
          cambio della rinuncia a tutti i crediti pregressi, molti dei quali lo
          stesso Profiti considerava inesigibili, nel 2014 l’ospedale ottiene 427

          milioni, 77 dalla Regione Lazio e 400 (divisi in undici rate annuali,
          dal 2014 al 2024) dallo Stato, attraverso la legge di Stabilità
          finanziaria. “Abbiamo, in questo modo, più che dimezzato il buco,”
          ragiona Elefanti, ordinario di Economia aziendale, “grazie al flusso
          che ci viene garantito dallo stato per la prossima decade abbiamo

          ristrutturato i debiti medio lunghi con le banche, mentre quelli a
          cadenza breve, un centinaio di milioni a oggi, sono coerenti con il
          fatturato.” Gli anticlericali, invece, storcono il naso: perché di fatto il

          debito di un ospedale privato è stato pagato con i soldi pubblici degli
          italiani, senza nemmeno aspettare che le vertenze economiche tra
          Gemelli e Regione Lazio arrivassero a giudizio.
             Nel 2014 il giro d’affari del Gemelli ha sfiorato i 600 milioni di
          euro. Tagli agli stipendi per medici, infermieri, dirigenti e impiegati

          (un primario al Gemelli poteva prendere molto di più rispetto a un
          collega di un nosocomio pubblico) e un calo consistente degli
          interessi finanziari sul debito hanno migliorato anche l’utile in

          bilancio: se nel 2011 l’ospedale perdeva oltre 60 milioni l’anno, il
          rosso si è ridotto a una quarantina di milioni l’anno successivo,
          mentre “nel 2014 abbiamo chiuso con una perdita economica di 10
          milioni,” ammette Elefanti. “Nel 2015 contiamo di chiudere in
          pareggio.”

             Ma il cardinale Scola e il consiglio del Toniolo sanno che i tempi
          bui potrebbero tornare presto, e hanno deciso, dopo mezzo secolo,
          di separare il destino del Gemelli da quello dell’università, in modo

          che eventuali nuove défaillance del nosocomio non coinvolgano più
          la Cattolica, che ha un bilancio sempre in attivo. In pochi sanno, in
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