Page 137 - Avarizia
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mandato, ma il cardinale sa che non esiste in realtà alcun
sotterfugio legale che consenta a Bertone di cacciare il presidente
su due piedi. Così non abdica, non si lascia intimidire e decide
quattro giorni dopo di rispondere a muso duro. Non al segretario di
Stato, ma direttamente a Benedetto XVI. “Sua Santità, nell’ultimo
anno l’Istituto Toniolo è stato oggetto di attacchi calunniosi, anche
mediatici, a causa di presunte e non dimostrate inefficienze
amministrative e gestionali. Nulla di tutto questo!” chiosa,
spiegando i motivi per cui non vuol lasciare la sua funzione. “La
conduzione dell’Istituto Toniolo non è un incarico semplice e
proseguire nell’attività significherebbe non arrendersi di fronte a un
compito gravoso e a resistenze ancora presenti, tuttavia il tempo a
disposizione consentirebbe di completare l’opera di risanamento e
rilancio iniziata, di cui non mancano i primi consistenti frutti.”
Tettamanzi gioca bene la sua partita. Ha alleati potenti, come il
rettore Lorenzo Ornaghi, e soprattutto i cardinali Camillo Ruini e
Angelo Bagnasco, da sempre convinti che la cassaforte del Toniolo
debba rimanere appannaggio della Cei. Il papa decide di prendere
tempo, non vuole che lo scontro istituzionale si faccia ancora più
cruento. Un mese dopo convoca nel palazzo apostolico per un
confronto faccia a faccia sia Bertone che il cardinale milanese:
quest’ultimo tiene il punto, forte dell’indipendenza formale del
Toniolo e del patto stilato con un grande avversario del segretario di
Stato, Angelo Scola, a quel tempo già designato come suo
successore alla diocesi di Milano, che sul Toniolo ha sempre avuto
enorme influenza. Bertone è costretto a fare un passo indietro. Solo
un anno più tardi, a marzo 2012, Tettamanzi annuncia urbi et orbi i
destini della fondazione. “Propongo che il mio successore sia
l’arcivescovo Scola,” comunica ai membri del comitato permanente
d’indirizzo. Proposta che viene accolta per proclamazione. Il
segretario di Stato è battuto su tutta la linea.
La guerra santa, però, non finisce. Perché due mesi dopo
Giuseppe Profiti, l’uomo della sanità e fedelissimo di Bertone sogna
la chimera di un polo cattolico della salute, manda al segretario di
Stato una relazione dal contenuto inequivocabile, che attaccando
indirettamente Tettamanzi racconta per la prima volta l’entità,
enorme, del buco del Gemelli. Una lettera che viene,
contestualmente, messa a conoscenza di papa Ratzinger.