Page 97 - A spasso con Bob
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Covent Garden.

             Mi  dispiaceva  abbandonare  quella  zona,  Bob  e  io  avevamo  alcuni  clienti
          affezionati  e  molto  generosi,  ma  purtroppo  era  diventato  pericoloso.  Dovevamo
          spostarci in un quartiere di Londra meno competitivo, in un’area in cui non fossimo

          così conosciuti.
             In  passato  mi  era  capitato  di  suonare  e  cantare  dalle  parti  della  stazione  della
          metropolitana di Angel a Islington. Così il giorno seguente decisi di andare a trovare
          il coordinatore di quella zona, un certo Lee, che avevo già visto un paio di volte.
             «Puoi trovarmi un buon posto qui nella tua zona?» gli chiesi.

             «Fammi pensare… Camden Passage è abbastanza affollato, come Green, peraltro.
          Ma potresti lavorare all’uscita della metropolitana, se ti va», e poi aggiunse: «Ai
          tuoi colleghi non piace perché c’è troppa calca».

             Mi  sembrò  un  déjà-vu.  Per  gli  altri  strilloni  di Big  Issue  le  stazioni  della
          metropolitana erano un incubo, il luogo peggiore in cui vendere il giornale, per le
          ragioni che ho già detto: i londinesi sono sempre di corsa e non hanno il tempo per
          fermarsi a comprare una copia. Ma come avevo già avuto modo di sperimentare, Bob
          aveva la straordinaria capacità, quasi magica, di rallentare la loro corsa. La gente lo

          vedeva e di colpo si fermava per un saluto o per una carezza. Era come se il mio
          amico pel di carota fosse capace di ritagliare nelle loro esistenze così frenetiche, e a
          volte impersonali, un attimo di sollievo, di calore e di amicizia.  Sono abbastanza

          sicuro che molti acquistavano il giornale solo per ringraziarci di quegli attimi così
          speciali.  Fu per questa ragione che accettai con gioia il «difficile» presidio fuori
          della stazione di Angel. Cominciai quella stessa settimana, lasciando ai miei colleghi
          la tanto ambita piazza di Covent Garden.
             I passanti iniziarono quasi subito a fare un saluto a Bob prima di scendere nella

          metro  e  così  riprendemmo  esattamente  da  dove  avevamo  lasciato  qualche  tempo
          prima.
             Un paio di persone che ci avevano già visti a Covent Garden ci riconobbero.

             Un  tardo  pomeriggio  una  donna  in  un  elegante  tailleur  si  fermò,  ci  squadrò
          pensierosa  e  tutt’a  un  tratto  il  suo  volto  si  illuminò,  come  se  improvvisamente  si
          fosse  ricordata,  ed  esclamò:  «Ecco  dove  vi  ho  già  visto!  Voi  due  non  lavorate  a
          Covent Garden?»
             «Non più signora, non più», le risposi.
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