Page 102 - A spasso con Bob
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                                                   Quarantotto ore
             IL  giovane  medico  di  turno  all’unità  per  il  trattamento  delle  tossicodipendenze
          scarabocchiò  la  firma  in  fondo  alla  ricetta  e  me  la  consegnò  assumendo

          un’espressione compita.
             «Si  ricordi  di  prenderlo  nella  quantità  indicata  e  di  tornare  qui  al  massimo
          quarantotto  ore  dopo  che  si  presentano  i  sintomi  dell’astinenza»,  mi  raccomandò.
          «Sarà  dura,  ma  potrebbe  essere  peggio  se  non  si  attiene  alle  mie  prescrizioni.

          Intesi?»
             «D’accordo», gli risposi e annuendo mi avviai alla porta. «Speriamo di farcela.
          Ci vediamo tra un paio di giorni.»
             Da quando avevo manifestato per la prima volta la mia intenzione di interrompere

          il metadone erano già trascorsi due mesi. Durante i miei incontri quindicinali avevo
          sempre ripetuto che mi sentivo pronto, ma i terapisti e i dottori che mi seguivano la
          pensavano diversamente. Tutte le volte che avevo affrontato l’argomento, avevano
          sempre  posticipato  la  data  senza  darmi  una  vera  spiegazione.  Adesso  però  era
          finalmente  arrivato  il  momento:  avrei  fatto  il  passo  finale  verso  la  completa

          guarigione.
             Il dottore mi aveva consegnato la richiesta per la mia ultima dose di metadone.
          Sicuramente il farmaco mi aveva aiutato a interrompere l’assunzione di eroina, ma

          adesso lo avevo talmente ridotto che pensavo di poterne fare a meno una volta per
          tutte.
             Il  centro  lo  avrebbe  sostituito  con  il  Subutex,  che  serviva  a  liberarmi
          completamente dalla stato di dipendenza.
             Il  terapista  aveva  paragonato  l’intero  processo  alla  fase  di  atterraggio  di  un

          aeroplano e mi era sembrata un’immagine molto calzante. Liberarmi completamente
          dalla  droga  sarebbe  stato  come  scendere  lentamente  augurandosi  di  planare  sulla
          pista con un colpetto leggero.

             Mentre aspettavo che mi preparassero la ricetta, non riuscivo a pensare ad altro se
          non a quello che sarebbe accaduto nelle successive quarantotto ore.
             Il  medico  mi  aveva  spiegato  i  rischi  in  maniera  piuttosto  cruda.  Liberarsi  dal
          metadone non era facile, tutt’altro. Avevo già avuto la scimmia, una serie di disturbi
          fisici e psichici dovuti all’astinenza.  Dovevo aspettare che si manifestassero quei

          sintomi prima di tornare in ambulatorio e farmi prescrivere il nuovo farmaco. Se non
          l’avessi fatto, quasi sicuramente sarei andato incontro a una sindrome di astinenza
          precipitata, una crisi molto più forte. Non volevo neanche pensarci.

             Desideravo credere che ce l’avrei fatta ma non potevo nascondere la mia paura di
          fallire. Continuavo a ripetermi che dovevo compiere quel passo e affrontare l’ultimo
          ostacolo. Altrimenti non ci sarebbe stato quel cambiamento radicale che volevo con
          tutto me stesso.
             Avevo già sciupato troppo tempo, ero rimasto a guardare i giorni che scivolavano
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