Page 103 - A spasso con Bob
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via… dieci lunghi anni. Quando sei un drogato il tempo perde la sua dimensione, i
minuti diventano ore e le ore si trasformano in giorni. Pensi soltanto alla prossima
dose e anche al modo di trovare i soldi per procurartela. Da quel periodo terribile
della mia esistenza avevo fatto progressi enormi; i medici e gli psicologi dell’unità
per il trattamento delle tossicodipendenze mi avevano decisamente aiutato a
rimettermi in carreggiata, ma adesso ero stanco di presentarmi regolarmente alle
visite, di andare in farmacia, di dimostrare che non avevo assunto stupefacenti.
Adesso avevo altro di cui occuparmi.
In un certo senso avevo reso più difficile questo passaggio, perché volevo
riuscirci da solo. Più di una volta mi avevano invitato a iscrivermi ai gruppi di auto
aiuto della Narcotici Anonimi, ma non mi piaceva il loro programma di recupero
basato sul «metodo dei dodici passi». Bisogna crederci con una fede quasi religiosa
e questo non si adattava al mio modo di affrontare il problema.
E comunque adesso non ero più solo, avevo Bob.
Quella sera, quando tornai a casa, il mio amico a quattro zampe fu molto contento
di vedermi, soprattutto perché ero passato dal supermercato e avevo un paio di borse
piene di cose buone per i prossimi due giorni. Chiunque cerca di liberarsi da una
dipendenza, che si tratti della nicotina o dell’alcol, sa che le prime quarantotto ore
sono le più difficili. Sei così fissato che non riesci a pensare ad altro. Il trucco è
cercare di distrarsi, concentrandosi su qualcosa di completamente diverso ed ero
sicuro che con l’aiuto insostituibile di Bob ce l’avrei fatta.
All’ora di pranzo ci sedemmo tutti e due davanti alla televisione con uno spuntino
e iniziò l’attesa.
L’effetto del metadone dura venti ore al massimo così la prima parte della
giornata passò abbastanza tranquilla. Io e Bob giocammo molto, poi uscimmo per una
passeggiatina e per i suoi bisogni. Tornati a casa tirai fuori un vecchio videogioco e
trascorsi un po’ di tempo con la mia sgangherata Xbox. Tutto stava filando liscio, ma
sapevo che non poteva durare a lungo.
La descrizione più famosa di una crisi di astinenza è contenuta nel film
Trainspotting dove il protagonista Mark Renton, interpretato da Ewan McGregor,
decide di liberarsi da solo dall’eroina. Si fa chiudere in una stanza per qualche
giorno con cibo e acqua e tra quelle quattro mura vive le più terribili esperienze
fisiche e psichiche: è scosso da tremori inarrestabili, soffre di tremende
allucinazioni, vomita l’anima. Tutti si ricorderanno sicuramente la scena in cui
Renton immagina di essere prigioniero dentro la tazza del water e cerca di uscirne.
Ciò che avrei provato nelle ore successive sarebbe stato dieci volte peggio, ma
per certi versi simile.
I primi sintomi di astinenza si manifestarono a ventiquattro ore dall’assunzione del
metadone. Dopo circa otto ore sudavo profusamente e mi sentivo molto nervoso. Era
già notte fonda e avrei dovuto dormire. In realtà mi ero appisolato in una sorta di
dormiveglia, senza mai veramente perdere coscienza. Si trattava di un sonno