Page 93 - A spasso con Bob
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qualsiasi altro venditore di Big Issue, che la rete di distribuzione del giornale è ben
diffusa e che esistono coordinatori in molte zone centrali di Londra. Scelsi Oxford
Street dove in passato avevo un paio di conoscenti.
Arrivai alla stand verso metà mattina e cercai di non dare assolutamente
nell’occhio; mostrai il mio badge e acquistai una ventina di copie. Il tipo che
distribuiva il giornale era piuttosto indaffarato e si limitò a registrarmi senza fare
altre domande. Comunque mi tolsi subito di torno casomai ci avesse ripensato. Mi
limitai a scegliere un posto dove ero l’unico venditore di Big Issue.
Mi dispiaceva per Bob, capivo che era nervoso e disorientato. Da abitudinario,
amava la routine e non gli piacevano i cambiamenti improvvisi e il caos. E, a essere
sinceri, anch’io la pensavo come lui. Ovviamente doveva essersi chiesto perché ci
trovavamo in un posto diverso in mezzo a gente sconosciuta.
Quella volta riuscii a piazzare un discreto numero di copie e lo stesso accadde il
giorno successivo. Cambiavo sempre luogo, nel timore che qualcuno della casa
editrice mi stesse cercando. So che sembra assurdo e anche un po’ illogico, ma ero
terrorizzato all’idea di perdere quel lavoro.
Sognavo a occhi aperti: mi immaginavo di venir trascinato davanti a non so quale
commissione, e anche che mi strappavano la tessera e mi cacciavano. Perché
stavamo vivendo un simile incubo? Perché non potevo mai avere un attimo di tregua?
Mi rassegnai a saltare da una parte all’altra del centro di Londra per le successive
due settimane confidando che nel frattempo nessuno scoprisse che ero stato sospeso.
Un sabato pomeriggio mi trovavo dalle parti di Victoria Station e cercavo di
ripararmi dalla pioggia con un vecchio ombrello mezzo rotto, quando mi resi conto
che stavo commettendo un grosso errore. Be’, a dire il vero, fu Bob a farmelo capire.
Eravamo fuori da almeno quattro ore e sotto l’acqua battente era difficile che
qualcuno si fermasse a comprare il giornale. Ovviamente la gente voleva soltanto
riparasi dal diluvio.
Da quando avevamo iniziato a lavorare quel giorno, gli unici a interessarsi a noi
erano stati i custodi dei palazzi in cui avevamo cercato riparo.
«Mi dispiace, non potete stare qui», avevano continuato a ripeterci.
Alla fine avevo trovato l’ombrello vicino ai bidoni della spazzatura e l’avevo
usato nel tentativo disperato di continuare a lavorare e di riuscire a vendere qualche
copia. Ma senza successo.
Per circa un mese ero riuscito a comprare le copie dei giornali da altri venditori;
facevo molta attenzione a chi mi rivolgevo e tutte le volte che era possibile li
rivendevo a mia volta ai colleghi. Molti mi conoscevano, ma altri ignoravano che il
mio nome era nell’elenco dei sospesi e, non sapendolo, non potevano certo essere
accusati di aver infranto il regolamento. L’ultima cosa che desideravo era metterli
nei guai, ma lavorare in questo modo risultava terribilmente difficile.
Il problema maggiore era trovare il luogo giusto in cui vendere le copie perché
spesso eravamo costretti a fermarci dove non c’erano spazi autorizzati. Un giorno un