Page 25 - A spasso con Bob
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ricostruire l’età di un gatto, a patto che non sia stato già castrato.
«I gatti raggiungono la maturità sessuale verso i sei mesi. Se dopo questo termine
non vengono operati, subiscono alcuni precisi cambiamenti fisici. I maschi, per
esempio hanno il muso più paffuto, soprattutto all’altezza delle gote, la pelle si
ispessisce e generalmente diventano più robusti. Il nostro Bob è abbastanza minuto,
quindi potrebbe avere nove, dieci mesi al massimo», decise, sorridendo.
A quel punto mi diede da firmare il consenso e aggiunse che l’operazione
comportava anche qualche rischio, ma che si trattava di possibilità piuttosto remote.
«Prima dell’intervento verrà visitato dal veterinario e forse gli faremo anche un
esame del sangue, ovviamente se dovessero esserci dei problemi la contatteremo
subito.»
«Okay», mi limitai a dire con un filo di voce. Non avevo un cellulare, quindi
rintracciarmi sarebbe stato molto difficile.
Poi l’infermiera mi illustrò alcuni dettagli dell’operazione. «L’intervento viene
eseguito in anestesia generale e di solito è abbastanza semplice. Per rimuovere i
testicoli vengono praticate due piccole incisioni nel sacco scrotale.»
«Ahi, Bob», esclamai e allungai la mano per accarezzarlo.
«Se non ci sono complicazioni, può tornare a riprenderlo dopo sei ore», continuò,
dando un’occhiata all’orologio, poi concluse: «Diciamo verso le quattro e mezzo,
d’accordo?»
«D’accordo», annuii, «ci vediamo più tardi.»
Mi congedai da Bob abbracciandolo e uscii in strada sotto un cielo plumbeo che
minacciava pioggia.
Il tempo era troppo breve per raggiungere il centro di Londra, così mi diressi
verso la stazione ferroviaria di Dalston Kingsland. Non si poteva dire che fosse il
luogo ideale per suonare, ma forse avrei tirato su qualche sterlina mentre aspettavo
di tornare a prendere Bob. Accanto alla stazione c’erano anche un paio di negozi che
sicuramente mi avrebbero offerto riparo se fosse scoppiato un temporale.
Mentre suonavo la chitarra, cercavo di scacciare il pensiero di Bob, non volevo
neanche immaginarlo sul tavolo operatorio. Avevo sentito raccontare troppe storie di
gatti e cani sottoposti a banali interventi e mai più risvegliati. Lottavo per tenere a
bada la mia ansia e quelle nubi gonfie di pioggia che incombevano minacciose su di
me non mi erano certo di conforto.
Le ore passavano molto, molto lentamente. Appena le lancette segnarono le quattro
e un quarto, raccolsi le mie cose e mi avviai a passo lesto verso la clinica. Percorsi
gli ultimi metri correndo.
L’infermiera che mi aveva accolto di mattina stava chiacchierando con un collega
al bancone della reception e, riconoscendomi, mi sorrise.
«Come sta? È andato tutto bene?» chiesi ansimando, con il cuore che batteva
all’impazzata.
«Sta bene, benissimo. Non si preoccupi», mi rispose. «Adesso si ripigli, che